La denuncia dei vescovi: "Con la pandemia si stanno rafforzando le mafie"
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La denuncia dei vescovi: "Con la pandemia si stanno rafforzando le mafie"

Il messaggio del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, a don Ciotti, in occasione della "Giornata nazionale della memoria e dell' impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie"

Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti
Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti
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20 Marzo 2021 - 11.38


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In occasione della “Giornata Internazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che sarà celebrata domani 21 marzo, il cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Cei ha voluto lanciare un messaggio di denuncia e di impegno ancor più profondo per combattere il fenomeno della mafia, una piaga che funesta il nostro Paese da moltissimi anni e che con la pandemia, se possibile, risulta ancor più grave: “Con la pandemia, le mafie e la sottocultura mafiosa si stanno rafforzando, e così aumentano le loro vittime, non possiamo rischiare di farci avvelenare dai loro frutti cattivi, ecco perché dobbiamo dare forza ai corpi intermedi come Libera, i quali, secondo la Costituzione, formano l’ architrave della democrazia”.
“Mi rivolgo a voi, ma anche a tutta la Chiesa e alle persone di buona volontà, per chiedere un impegno costante e chiaro, nel ricordo dei martiri e dei loro cari, nella consapevolezza che le mafie prosperano lì dove c’ è corruzione, inefficienza ed ambiguità. Dobbiamo muoverci concretamente, tutti assieme, per sostenere il Santo Padre contro queste apostasie, che spesso calpestano lo stesso messaggio evangelico per fondare le loro identità”, ha aggiunto il cardinale.
“Era il 21 marzo 1996 quando, a un anno dalla fondazione di Libera, vi fu la prima ‘Giornata della Memoria e dell’ Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie’, dal 2017 istituita per legge”, ha ricordato Bassetti, sottolineando che “da allora, le mafie sono molto cambiate”.
“Si sono adattate ai mutamenti sociali, la loro pervasività è stabilmente planetaria, e si compirebbe un errore se fossero considerate solo un fenomeno italiano, o solo relegato al nostro meridione”, ha ammonito, così come “si compie un errore se si associano le mafie alla sola violenza delle armi”, perchè “la loro violenza è anche più ampia: si chiama corruzione”.
“Ricordando i nomi delle persone, il loro martirio, il dolore che le circonda, e anche il lavoro, il coraggio, l’ onestà, l’impegno, le speranze, comprendiamo che questi martiri sono nostri modelli, nostri maestri, ed è a loro che dobbiamo guardare per imprimere in noi stessi la consapevolezza della gravità di questi fenomeni che divorano le società, in Italia e all`estero. Questi martiri sono lì a osservarci, a giudicare le nostre azioni, le nostre intenzioni e le nostre coscienze: sono tutti lì a misurare la nostra verità e coerenza”, ha rimarcato. 
Il cardinale ha poi ricordato, “tra i molteplici interventi” di Papa Francesco sulla “oscura incidenza di queste forze nemiche dell’ essere umano e del Vangelo”, quello “che disse a Sibari, il 21 giugno 2014: ‘Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati'”.
“Questa non è una dichiarazione conclusiva, ma un invito ad andare avanti su questo terreno, carissimi amici di Libera, dobbiamo impegnarci quotidianamente per eliminare ogni brandello di equivoco, in primo luogo per seguire il Vangelo, onorare le nostre vittime, i nostri martiri, e per sostenere chi, sul campo, combatte per una società più giusta e libera, affinché vi sia un concreto sviluppo umano integrale. Ricordiamo la imminente beatificazione di Rosario Livatino, che illumini e motivi le nostre coscienze”.

“Grazie, amici di Libera, per il vostro impegno, e prego Dio perché questa XXVI Giornata susciti altra speranza, altro coraggio e impegno per tutti noi”, è la conclusione del messaggio.

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