L'ospedale di Brindisi vuole mettere in ferie forzate gli operatori sanitari non vaccinati
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L'ospedale di Brindisi vuole mettere in ferie forzate gli operatori sanitari non vaccinati

La decisione deriva dall'applicazione di un provvedimento regionale per la tutela della salute dei pazienti e dei lavoratori. Sino a qualche giorno fa, erano 581 gli operatori sanitari non vaccinati.

Ospedale Perrino
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19 Marzo 2021 - 16.09


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L’ospedale Perrino di Brindisi ha disposto la richiesta di allontanamento di medici, infermieri e operatori socio-sanitari che non si sono sottoposti alla vaccinazione anti-Covid. Alcuni di loro sono stati già messi in ferie forzate. 
La decisione deriva dall’applicazione di un provvedimento regionale per la tutela della salute dei pazienti e dei lavoratori. Sino a qualche giorno fa, erano 581 gli operatori sanitari non vaccinati, su un totale di 5.000.
Non è una scelta che arriva senza contestazione: Il segretario di Funzione Pubblica Cgil Pancrazio Tedesco ha infatti dichiarato che “le missive inviate a molti infermieri, impegnati in reparti a rischio come la S.A.R. e il blocco operatorio, invita i primari a disporre ferie d’ufficio per i soggetti interessati, in quanto non ritenuti idonei a lavorare nei reparti Covid – afferma il segretario Pancrazio Tedesco – Contestiamo fermamente il contenuto di questi ordini di servizio. La legge Gelli – Bianco ha differenziato la responsabilità della struttura sanitaria da quella degli operatori, prevedendo una responsabilità a titolo contrattuale per le strutture sanitarie e una responsabilità di tipo extracontrattuale per gli operatori. Il rifiuto di vaccinarsi, non è paragonabile al TSO, altrimenti sarebbe stato normato dalla legge italiana, a tal proposito facciamo espresso riferimento al fatto che le disposizioni in materia sanitaria appartengono unicamente alla normativa nazionale e non possono essere derogate da disposizioni non eventi carattere di norma primaria. A nulla può valere la disposizione punitiva di porre in ferie forzate il dipendente anche perché cade in piena contraddizione con il lavoro effettuato da tutti i dipendenti dell’Asl dal febbraio 2020”.

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