Il pentito di mafia: "Meloni fece avere 35 mila euro a un clan nomade criminale per comprare voti"
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Il pentito di mafia: "Meloni fece avere 35 mila euro a un clan nomade criminale per comprare voti"

Il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, davanti ai pm romani,ha raccontato come nel 2013 Fratelli d'Italia foraggiò con modi discutibili la campagna elettorale di Pasquale Maietta a Latina

Giorgia Meloni
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6 Marzo 2021 - 10.45


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Una bruttissima storia sulla quale speriamo si faccia chiarezza; la testimonianza arriva direttamente dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, che davanti ai pm antimafia romani, ha raccontato come nel 2013 – secondo quanto rivela La Repubblica – Fratelli d’Italia avrebbe fatto avere al clan nomade Travali 35mila euro per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maietta, ex tesoriere di Fdl alla Camera. 
Maietta ha legami di vecchia data con il boss Costantino “Cha Cha” Di Silvio, quest’ultimo coinvolto nel processo Olimpia sulla costruzione di tre organizzazioni criminali. 
Le accuse riguardano anche Giorgia Meloni: “Maietta ha detto alla Meloni che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: ‘Dì a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario””, ha raccontato Riccardi.

I ragazzi a cui si riferiva facevano parte di un clan di Latina che la Dda di Roma considera mafioso.
“Maietta – ha precisato il pentito Riccardo – ci presentò nel 2013 Giorgia Meloni. Era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti. Parlarono del fatto che Maietta era il terzo della lista, prima di lui c’erano Rampelli e Meloni, nonché del fatto che Rampelli, anche se eletto, si sarebbe comunque dimesso per fare posto al Maietta”. 
Secondo quanto raccontato dal pentito, fu Maietta a dire alla Meloni che i ragazzi del clan andavano pagati. La presidente avrebbe risposto: “Parlane con il mio segretario”. 
“Il segretario in disparte – ha evidenziato il pentito – e solo io e il mio gruppo presenti, ci ha detto: “Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangrila a Roma””.
 Nell’incontro, avvenuto poi dall’altra parte della strada all’altezza dello Shangri-la, sarebbero poi stati consegnati all’interno di una busta di pane i 35mila euro in contanti: “Mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente”, ha detto il segretario prima di andarsene, ha rivelato infine Riccardo.

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