I fascisti di Capitol Hill non si arrendono: nuove azioni violente per la vigilia dell'insediamento
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I fascisti di Capitol Hill non si arrendono: nuove azioni violente per la vigilia dell'insediamento

Esaltati dal successo di mercoledì hanno lanciato sui social l'appello ad azioni contro le sedi delle Assemblee Legislative in tutti gli stati. 

Assalto a Capitol Hill
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8 Gennaio 2021 - 18.24


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Sarebbe pronto un nuovo attacco a Washington il 19 gennaio, un giorno prima dell’inaugurazione di Joe Biden. Esaltati dal successo di mercoledì, dall’assalto al Congresso che dovrebbe segnare per loro l’inizio di una “rivoluzione”, leader di gruppi dell’estrema destra americana in questi hanno lanciato sui social l’appello ad azioni contro le sedi delle Assemblee Legislative in tutti gli stati. 

Ma per molti dei loro attivisti e simpatizzanti, che nei mesi scorsi hanno manifestato contro le proteste di Black Lives Matter ed a sostegno della polizia con lo slogan “Blue Lives Matter”, è arrivata come una doccia fredda la notizia della morte di un poliziotto della Us Capitol Police, quinta vittima della sedizione inscenata dai sostenitori di Donald Trump lo scorso 6 gennaio nel tentativo di impedire la certificazione della vittoria di Biden.

La morte del poliziotto, su cui la procura federale ha aperto un fascicolo per omicidio, è destinata a dividere ancora di più gli animi di questi rivoltosi in nome del credo law and order diffuso da Trump, che permette comunque di tentare di rovesciare l’esito di elezioni legale sulla base di infondate accuse di brogli.
E su i social media, anche quello preferito dall’estrema destra Parler, in queste ore ci si divide tra il rivendicare l’azione, ed anche i saccheggi ed i vandalismi che sono testimoniati da foto e video, oltre che dalle denunce di furti che stanno arrivando da senatori e deputati di computer ed altre cose.

Oppure avallare la fake news che alcuni deputati repubblicani sostenitori di Trump hanno fatto circolare, cioè che responsabili delle violenze sono stati degli attivisti antifa travestiti da sostenitori di Trump. Ed anche le quattro vittime degli scontri, in particolare l’ex militare Ashli Babbitt, da qualcuno viene definita una martire della causa, da altri un’infiltrata degli antifa, con una bugia smentita dai familiari della donna che da San Diego l’hanno descritta come una grande sostenitrice di Trump.

“E’ stata un’azione da rivoltosi di professione, erano persone travestite da sostenitori del Maga”, ha detto Jessica Teachout, attivista conservatrice di Houston che non è entrata a Capitol Hill. Una tesi ribadita da Leigh Dundas, avvocato della California impegnata nel movimento Novax e contro le misure anti Covid: “era come una produzione teatrale, credo che fossero persone mascherate da sostenitori di Trump”. “Per lo zoccolo duro dei gruppi di estrema destra questo è stato un grande successo, una pietra miliare nella loro lotta contro i mulini a vento, i presunti nemici dell’America – commenta Arie Kruglanski, docente di psicologia dell’università Maryland che studia i movimenti estremisti americani – mentre invece scoraggerà chi non era così impegnato”.

Per gli esperti quello che è successo mercoledì, per quanto sconvolgente, non è avvenuto come una sorpresa, preceduto da mesi di scontri, attacchi simili – si pensi all’occupazione armata della sede dell’Assemblea Legislativa del Michigan – e persino un piano per rapire es assassinare la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, grande nemica di Trump.

“L’estremismo è ormai il mainstream della politica americana, dobbiamo capirlo per il bene del nostro Paese, non è più un fenomeno marginale”, ha detto Eric Ward, esperto di estremismo del Southern Poverty Law Center.

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