Sarà beato Rosario Livatino, il ‘giudice ragazzino’ ucciso “in odio alla fede” il 21 settembre 1990. Il Papa ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio. Si tratta del primo magistrato beato nella storia della Chiesa.
Nel tempo, sono stati raccolti documenti e testimonianze per circa quattromila pagine per sostenere il processo di canonizzazione del giudice Livatino. Tra i testimoni, c’è anche uno dei killer del ‘giudice ragazzino’, Gaetano Puzzangaro, che sconta l’ergastolo. ‘Sub tutela Dei’ (sotto la tutela di Dio) il motto di Livatino, la sigla con cui chiudeva le annotazioni in agenda.
“Una notizia importante” per l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia “perché spesso le vittime della mafia si possono definire martiri – dice all’Adnkronos – e Livatino ha avuto certamente questo profilo, anche per le modalità attraverso le quali è stato ucciso senza pietà dai suoi carnefici inseguito per le campagne di Agrigento. Papa Francesco – aggiunge Ingroia – ha sempre dimostrato su tutti i fronti di essere sempre molto attento verso chi è più dimenticato rispetto a chi è più celebrato, e credo che abbia compiuto un’iniziativa importante e da apprezzare”.
Felice della notizia anche l’ex procuratore Giancarlo Caselli. “Voglio ricordare la frase più celebre di Rosario Livatino, quella che tutti conoscono e che tutti ricollegano a lui. Livatino diceva ‘non importa essere credenti, importa soprattutto essere credibili’. E la sua credibilità che ne ha fatto un credente meritevole addirittura della beatificazione. La sua credibilità – aggiunge Caselli -, il suo coraggio, tutta la sua vita professionale, ma rivendicando una fede che però lui interpretava affermando, ripeto, che non importa tanto essere credenti ma essere credibili, e lui è stato credibile e quindi ha reso la sua fede, il fatto di essere credente, meritevole di questo riconoscimento”.
“Sarebbe stato bello che a Rosario Livatino non fosse accaduto ciò che è accaduto, ma – dice all’Adnkronos l’ex procuratore Gherardo Colombo – il suo è stato un sacrificio importante, la sua vita è stata una grande testimonianza, la vita di una persona schiva, senza mania si protagonismo. Si tratta, dunque, di un rilevante riconoscimento”.