Quanto ribrezzo devono fare ancora Vittorio Feltri e la Destra italiana prima che si intervenga?
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Quanto ribrezzo devono fare ancora Vittorio Feltri e la Destra italiana prima che si intervenga?

La Destra italiana è malata, o meglio marcia. E più si fa finta di niente, più si sceglie di isolare questi comportamenti come opinioni isolate di un esaltato, più si rischia.

Vittorio Feltri
Vittorio Feltri
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

24 Novembre 2020 - 16.43


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C’è chi direbbe di lasciar perdere. Perché che ciò che Vittorio Feltri scrive sia sempre rivoltante non è certo una novità. Ma a lasciar perdere, poi, qualcuno potrebbe pensare che in Italia si può fare, scrivere, dire ciò che si vuole. Perché così la destra italiana intende la libertà: poter fare quel che ci pare, sempre, impunemente, e a fanculo tutto il resto. 

Ma non si può, non si deve lasciar correre. Non quando, sulla già orrorifica vicenda della ragazza stuprata da Genovese, la stampa italiana ha già miseramente fallito. Perché ogni parola che ha scritto Vittorio Feltri sul suo editoriale su Libero è una stilettata in più per quella ragazza. È connivenza con un crimine che va oltre lo stupro, è perpetuare il pensiero criminale di questi vecchi uomini bianchi ed eterosessuali, che con le ultime forze che gli rimangono avvinghiano i loro artigli sui corpi delle donne, e non hanno intenzione di lasciare andare. 

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Leggiamo insieme tre passi, brevi, e disgustosi:

“Che necessità aveva [Genovese] di ricorrere allo stupro per impossessarsi di una ragazza bella e giovane?”

“D’accordo che Genovese era carburato dalla coca, ma la cosa non giustifica tanto accanimento sulla passera”.

“Non ha sospettato [Michela, la vittima dello stupro], che a un certo punto avrebbe dovuto togliersi le mutandine?”.

Ho scelto questi tre, non perché il resto dell’articolo (dal titolo “Ingenua la ragazza stuprata da Genovese”) sia privo di altri disgustosi passaggi, ma per l’uso delle parole. Feltri parla di “impossessarsi” di una donna, di “accanimento”, di “dovere” della ragazza quando si parla di “togliersi le mutandine”. Feltri usa termini che implicano un rapporto di sottomissione, di possesso della donna da parte dell’uomo, di ‘dovere’ della donna nei confronti dell’uomo. La donna è ridotta ai suoi organi sessuali, è colpevolizzata nel modo più subdolo, quello che finge di provare compassione ma che alla fine pensa che lei, entrando in quella camera, andando a quella festa, in fondo, se lo sia andato a cercare, uno stupro di 20 ore. 

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La destra la pensa così. Lo dimostra Priamo Bocchi (FdI) che oggi ha postato la foto di un sedere di donna mentre al consiglio comunale di Parma si parlava proprio di violenza sulle donne. Lo dimostra il leghista che ha proposto ieri di istituire la giornata in difesa dei cattolici eterosessuali. Lo dimostra Niccolò Fraschini, che ha detto che chi muore per Covid è vittima della selezione naturale. Tutto nel giro di 24 ore, ed è solo la punta dell’Iceberg. 

La Destra italiana è malata, o meglio marcia. E più si fa finta di niente, più si sceglie di isolare questi comportamenti come opinioni isolate di un esaltato, più si rischia di non rendersi conto che in comune, questi ‘esaltati’, hanno una cosa sola: l’essere esponenti di destra. E di avere una voce, una voce che da qualcuno viene ascoltata, una voce che conferma gli istinti più bassi, più disgustosi del genere umano. Istinti che una società civile dovrebbe aver estirpato, e non permettergli più di rovesciare questo schifo sui giornali e sui social, trasformandoli in latrine. 

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