Il Papa agli economisti: "Fate sedere i poveri ai vostri tavoli, ne hanno la dignità"
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Il Papa agli economisti: "Fate sedere i poveri ai vostri tavoli, ne hanno la dignità"

Il messaggio mandato dal Pontefice in occasione dell'evento 'The Economy of Francesco' ad Assisi

Papa Francesco
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21 Novembre 2020 - 17.21


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In un video-messaggio epr ‘The Economy of Francesco’, evento ad Assisi, il Papa ha mandato un messaggio ai “giovani economisti, imprenditori, lavoratori e dirigenti d’azienda”: “È tempo di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi (e tra questi anche sorella terra), cessino di essere – nel migliore dei casi – una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale”. 
Avverte il Pontefice: “Questo non sia una cosa nominale: esistono i poveri, gli esclusi… No, no, che quella presenza non sia nominale, non sia tecnica, non funzionale. E tempo che diventino protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale. Non pensiamo per loro, pensiamo con loro. Ricordatevi l’eredità dell’illuminismo, delle élites illuminate. Tutto per il popolo, niente con il popolo. E questo non va. Non pensiamo per loro, pensiamo con loro. E da loro impariamo a far avanzare modelli economici che andranno a vantaggio di tutti, perché l’impostazione strutturale e decisionale sarà determinata dallo sviluppo umano integrale, così ben elaborato dalla dottrina sociale della Chiesa. La politica e l’economia non devono ‘sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia’”.
Il Pontefice esorta ad andare oltre i modelli filantropici di assistenzialismo: “Non basta puntare sulla ricerca di palliativi nel terzo settore o in modelli filantropici. Benché la loro opera sia cruciale, non sempre sono capaci di affrontare strutturalmente gli attuali squilibri che colpiscono i più esclusi e, senza volerlo, perpetuano le ingiustizie che intendono contrastare. Infatti, non si tratta solo o esclusivamente di sovvenire alle necessità più essenziali dei nostri fratelli. Occorre accettare strutturalmente che i poveri hanno la dignità sufficiente per sedersi ai nostri incontri, partecipare alle nostre discussioni e portare il pane alle loro case. E questo è molto più che assistenzialismo: stiamo parlando di una conversione e trasformazione delle nostre priorità e del posto dell’altro nelle nostre politiche e nell’ordine sociale”.
Bergoglio chiama in causa tutte le espressioni della società: “Non possiamo permetterci di continuare a rimandare alcune questioni. Questo enorme e improrogabile compito richiede un impegno generoso nell’ambito culturale, nella formazione accademica e nella ricerca scientifica, senza perdersi in mode intellettuali o pose ideologiche – che sono isole – che ci isolino dalla vita e dalla sofferenza concreta della gente”.

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