Amendola (Aaroi-Emac): “Gli ospedali al sud rischiano il collasso, non abbiamo medici"
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Amendola (Aaroi-Emac): “Gli ospedali al sud rischiano il collasso, non abbiamo medici"

Il presidente dell'associazione anestesisti e animatori: "Paghiamo una disorganizzazione ventennale. La colpa è anche di chi quest'estate ha preferito incentivare il turismo rispetto alla salute"

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12 Novembre 2020 - 09.30


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Antonio Amendola, presidente della Aaroi-Emac Puglia (l’associazione che riunisce i medici anestesisti e rianimatori), ha dato l’allarme per gli ospedali al sud in un’intervista a “Repubblica”. 
 I posti letto riservati ai pazienti Covid sono già pieni. E non si può certo pensare di destinare a questa tipologia di ammalati quelli che invece devono essere utilizzati per altre urgenze. In ogni stanza dei reparti di rianimazione ci sono in media otto posti letto e qualora non siano tutti occupati non si può certo pensare di mettere un paziente Covid accanto ad altri che non sono stati colpiti dal virus”.

Ad aggravare la situazione è poi la risicata presenza di medici: “Soprattutto in Puglia dove per scelte politiche che risalgono a molti anni fa prima e poi per il blocco imposto a tutte le Regioni poi non si è proceduto con nuove assunzioni. La Puglia a parità di numero di abitanti non ha lo stesso numero di medici e infermieri, è molto al di sotto”.

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Amendola spiega perché il meridione si è trovato così impreparato: “Nella prima ondata le regioni del Sud sono state risparmiate. Successivamente c’è stato un movimento di opinione, alimentato anche da esperti o da rappresentanti politici, che ha contribuito ad abbassare il livello di guardia. E mi riferisco a slogan come quelli “venite in Puglia” o “trascorrete qui le vacanze”. E’ passato il messaggio che il virus fosse scomparso, e invece circolava sottotraccia. A questo si aggiunge il fatto che nella nostra regione il sistema sanitario sconta una disorganizzazione ventennale, dovuta sia a decisioni regionali che a un sottofinanziamento statale”.

Il presidente conclude puntando il dito verso un’organizzazione deficitaria di un piano per la seconda ondata: “Se un medico di un reparto di rianimazione deve cercare un posto per un suo paziente in un altro ospedale deve telefonare, attendere la risposta. Non c’è nemmeno un sistema informatico che in tempo reale fotografa la situazione, con il livello di occupazione dei posti letto nei reparti di rianimazione”.

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