L'arcivescovo di Firenze Betori: "La pandemia mette in crisi le certezze degli ultimi decenni"
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L'arcivescovo di Firenze Betori: "La pandemia mette in crisi le certezze degli ultimi decenni"

Il cardinale ha dichiarato "l'esigenza di costituire un nuovo umanesimo in questo periodo difficile"

Arcivescovo di Firenze Betori
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8 Novembre 2020 - 18.51


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L’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nell’omelia proclamata oggi pomeriggio nel Duomo di Santa Maria del Fiore nella Solennità della Dedicazione della Cattedrale ha dichiarato che “l’esigenza di un nuovo umanesimo acquista ulteriore urgenza in questi giorni, in cui siamo sollecitati da una pandemia che sta mettendo in crisi la figura dell’uomo così come è stata costruita negli ultimi decenni dalla cultura contemporanea: un uomo autonomo e forte, che dominava la natura e che non era soggetto a nulla. Invece ci ritroviamo a doverci misurare con la fragilità dell’essere umano, che né autonomia né autodeterminazione sanno sanare; si impone invece una necessaria interdipendenza, perché il virus si diffonde nel ritrovarsi delle persone, ma nel contempo per contrastarlo e prendersi cura di chi ne resta vittima è necessario che i legami tra le persone vengano rafforzati, facendoci carico gli uni degli altri”.

Nell’omelia Betori ha ricordato anche l’anniversario dei cinque anni dal Convegno Ecclesiale Nazionale e dal discorso che Papa Francesco tenne proprio in Cattedrale, il 10 novembre 2015, invitando “a dare forma a un nuovo umanesimo”.

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Le riflessioni morali innescate dall’emergenza sanitaria da Covid, ha evidenziato l’arcivescovo di Firenze, suggeriscono di “ripartire dai fondamentali dell’umano: ricerca di senso e prospettive di futuro, in forza della gratuità, della relazione, della responsabilità e della presenza”.

Il cardinale Betori ha poi evidenziato i tre sentimenti di Gesù ricordati dal Papa nel 2015 a Firenze e indicati come nuovo cammino per la Chiesa italiana: “umiltà, disinteresse e beatitudine”. L’umiltà, ha commentato l’arcivescovo, “implica una Chiesa che non si affida al potere, ma offre sé stessa ai fratelli, soprattutto ai più poveri, a quanti subiscono l’inequità del mondo, ai perseguitati a causa della fede”.

“Il disinteresse, poi, richiede una Chiesa e credenti non chiusi in sé stessi, nella propria autoedificazione, autoreferenzialità, ma invece una Chiesa in uscita. Il cristiano si riconosce infatti per la sua attitudine a mettersi in relazione con l’altro e a farlo con nel servizio – ha spiegato – Infine la beatitudine, riconoscendo nelle Beatitudini la strada che il Signore ci indica perché possiamo seguire le sue orme”.

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Infine il cardinale Betori ha posato il suo “sguardo su coloro per i quali la Chiesa fiorentina sta chiedendo che sia dichiarata l’esemplare eroicità delle virtù cristiane e umane. Alcuni il Papa li ha già riconosciuti in questi ultimi tempi come venerabili: il card. Elia Dalla Costa, don Giulio Facibeni, Giorgio La Pira, don Olinto Fedi, madre Maria Eleonora Giorgi. Per altri si è concluso il processo diocesano e ora la nostra richiesta è all’esame della Santa Sede: Carolina Bellandi (Mamma Carolina), suor Diomira Allegri, Maria Maddalena Frescobaldi Capponi, Maria Cristina Ogier, madre Maria Agnese Tribbioli. Nelle loro vite possiamo contemplare concrete espressioni dei sentimenti di Gesù”.

 

 

 

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