Il professor Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione all’ospedale San Raffaele, medico personale di Silvio Berlusconi, intervistato dal Corriere della Sera parla della differenza tra l’ultimo ricovero di Silvio Berlusconi per Covid e quelli precedenti.
“Io li ho conosciuti tutti quelli degli ultimi 20 anni. Credo – dice – ci sia stata una cosa che richiama una delle caratteristiche veramente negative del Covid-19: ti obbliga alla solitudine e ad affrontare la malattia da solo. Berlusconi era emozionato. Era provato. L’hanno visto tutti. E in questi giorni, forse, è stato anche un po’ spaventato, perché l’evoluzione della malattia non lascia scampo se si perde del tempo”. “Lui questa volta – spiega Zangrillo – credo abbia avuto voglia di dirmi che stava vivendo qualcosa che lo preoccupava veramente. E’ un uomo molto razionale per cui, se c’è una terapia che è una terapia esatta per la cura della patologia, è il primo a capirlo. Ma l’evoluzione di una malattia infettiva può, soprattutto quando non c’è una terapia specifica, sfuggire di mano e presentare un quadro clinico molto negativo. Questo tipo di percezione lui l’ha avvertita”.
E alla domanda se avesse la preoccupazione che la situazione potesse sfuggire dl mano, insieme alla consapevolezza di essere in buone mani Zangrillo risponde: “Tutto ciò è molto umano. Lo lego alle sfaccettature che questa malattia ci ha presentato. Anche chi ha mantenuto un comportamento razionale e anche chi ha mantenuto un comportamento molto freddo può avere avuto dei momenti in cui si è sentito solo e non sapeva con chi sfogarsi”.
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