Continuano le indagini al Trivulzio: "assenteismo anomalo nei giorni del Covid"
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Continuano le indagini al Trivulzio: "assenteismo anomalo nei giorni del Covid"

A farlo notare è Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell'Ats Città Metropolitana di Milano, durante la presentazione a Palazzo Lombardia dell'esito dei lavori della Commissione di verifica.

Pio Albergo Trivulzio
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9 Luglio 2020 - 13.15


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Il Pio Albergo Trivulzio “metteva già in isolamento a fine febbraio alcuni casi con sintomatologia simil influenzale che, col senno di poi, riconosciamo probabilmente essere stati casi di coronavirus. Quindi erano presenti già allora. L’ipotesi è di un ingresso precoce dell’infezione dall’esterno, probabilmente attraverso gli operatori di assistenza o gli educatori, con poi una propagazione interna che ha raggiunto il suo massimo nella seconda metà del mese di marzo. Questa ipotesi è incompatibile rispetto a quella di un innesco partito da pazienti trasferiti durante l’emergenza Covid-19”. A farlo notare è Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats Città Metropolitana di Milano, durante la presentazione a Palazzo Lombardia dell’esito dei lavori della Commissione di verifica sulla gestione dell’emergenza al Pat. “Il numero pazienti della seconda metà di marzo è incompatibile con questa ipotesi. C’era per forza già prima un contagio. E si capisce abbastanza bene”, ribadisce Demicheli, ricordando anche che il rapporto fra decessi osservati e attesi nella fase della pandemia, che ha mostrato un aumento di mortalità rispetto agli anni precedenti, “è risultato lievemente inferiore al Pat rispetto alla media rilevata nelle Rsa”.

“Un elemento grave, importante, che emerge è l’assenteismo che si è verificato” tra il personale del Pio Albergo Trivulzio di Milano, che appare anomalo rispetto alla media delle altre strutture e spiegabile solo in piccola parte con ragioni di malattia. “Il dato che emerge dalla relazione è distonico e pone il problema di chi è il Pat, dell’identità”, ha quindi sottolineato il direttore generale Welfare della Regione Lombardia, Marco Trivelli. “E’ la partecipazione di chi lavora che fa la qualità e la differenza nella risposta a un’emergenza. Non bastano le regole. Se c’è stato un assenteismo del 60% è molto difficile che si potesse dare una risposta sostanziale a bisogni di assistenza così grandi” come quelli degli ospiti fragili di una Rsa, ragiona Trivelli facendo riferimento a un passaggio della relazione trasmessa dalla Commissione alla procura di Milano.

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