E ora, dopo la carnevalata della destra, possiamo solo pregare che non risalgano i contagi
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E ora, dopo la carnevalata della destra, possiamo solo pregare che non risalgano i contagi

Se Salvini fosse stato al Governo, questo Paese sarebbe sull’orlo del baratro. Perché, ed è stato evidente oggi più che mai, degli italiani il leader della Lega se ne frega altamente.

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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

2 Giugno 2020 - 19.59


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Se non ci fosse stato il Coronavirus, sarebbe appena iniziato il mese del Pride. I cortei avrebbero colorato le piazze d’Italia e di tutto il mondo per tutta l’estate e la solita destra fascista avrebbe abusato anche quest’anno della sua parola preferita: ‘carnevalata’.

Quest’anno, le associazione Lgbt di tutto il mondo hanno deciso che scendere per strada è troppo pericoloso. Che un Pride avrebbe rappresentato un rischio sanitario e che prima di tutto è la salute a dover essere tutelata. Ma mentre dall’altro lato dell’oceano la morte di George Floyd ha spinto gli americani a scendere in piazza contro il razzismo, da noi la salute degli italiani è messa a repentaglio da chi si definisce patriottico.

La carnevalata della destra lascia senza parole: uno spregio così manifesto della sicurezza degli italiani si accompagna a insulti al Capo dello Stato, ai selfie di Salvini che bacia, abbraccia e stringe mani, del tutto incurante del rischio sanitario. Ma poi, Salvini ha il coraggio di dire che ‘il Pd e il M5s stanno usando i morti come trofeo’.

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La manifestazione di oggi, quantomeno, dimostra una cosa: se Salvini fosse stato al Governo, questo Paese sarebbe sull’orlo del baratro. Perché, ed è stato evidente oggi più che mai, degli italiani il leader della Lega se ne frega altamente. Stiamo faticosamente riemergendo dalla peggiore crisi sanitaria della nostra storia, abbiamo oltre 30.000 morti sulle spalle (e qualcuno anche sulla coscienza) e ci sgoliamo ogni giorno per convincere le persone a rimanere caute, a non sottovalutare il virus, a non lasciare che una seconda ondata spazzi via quel che è rimasto di noi.

E lui, insieme a Giorgia Meloni, ad Antonio Tajani e alle scimmie ammaestrate che li hanno seguiti in piazza (andando a fare compagnia a quei minus habens dei gilet arancioni) cosa fanno? Si riversano nelle strade, si accalcano intorno al tricolore, lo stesso tricolore con cui Salvini voleva pulirsi il culo fino a qualche anno fa.

E ora noi possiamo solo pregare: pregare che tra quei patrioti che oggi sono andati fino a Roma per fare la loro carnevalata non ci fosse qualcuno infetto. Che il virus non si annidasse nei polmoni di qualcuno che ha insultato Mattarella, e che si sia adagiato su quel tricolore strascicato per il centro di Roma andando a contagiare tutti i presenti. Pregare che, a causa di questi paladini della patria, non scoppi una seconda ondata. Possiamo pregare, e pensare: pensare che questa gente è quella che vorrebbe guidare il paese.

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