“Se vedi una mamma e un bambino con qualche indumento blu o nastro blu che cammina nel quartiere, non urlare, non insultarli! O se vedi una macchina con un nastro blu, lo stesso. Sono mamme di bambini con autismo che sono usciti per cercare di calmare la loro ansia, per loro questo è molto difficile”. Le parole del post di Patrizia Cristiani di Torino sono state riprese e diffuse su tante bacheche Facebook e accendono i riflettori su una realtà non a tutti nota. “A mio figlio, per l’emergenza sanitaria, – spiega la madre, – nella disabilità hanno tolto la normalità che per anni abbiamo cercato di conquistare”.
“Per la legge possiamo uscire, ma la gente non capisce” – Da quando mamma Patrizia ha cominciato a non poter più uscire come faceva prima, suo figlio Vito è un altro bambino. I suoi otto anni e la diagnosi di autismo a due e mezzo non arrivano a capire i divieti imposti dall’emergenza coronavirus. Niente più scuola, solo online, niente più compagni per lui, né gli amici del rugby: il bimbo, nonostante la sindrome, è socievole con tutti
E allora partono le risate alle due di notte che durano anche fino alle 7, le camminate ossessive avanti e indietro, i pianti disperati, le scarpe portate a mamma e papà. “La legge dice che possiamo uscire – spiega la donna – e infatti lo facciamo, Stando attenti alle distanze e indossando sempre qualcosa di blu. Ma le persone non sempre capiscono, e giudicano”:
“Qualche giorno fa mi si è avvicinato un automobilista – racconta – e mi ha gridato parolacce. Che ne sanno loro di cosa significa per questi bambini vivere tutto il giorno in casa, non capendone i motivi”.
Vito ha sempre avuto una vita sociale molto piena: “Saluta tutti abbracciandoli e adesso che non può per strada si mette a piangere. Ho provato a spiegargli questa situazione attraverso l’uso di immagini, ma è difficile per lui. Anche se abbiamo il permesso per uscire sto cercando di insegnargli a restare a casa. Per fortuna non è autolesionista come molti bimbi autistici, ma va spesso alla finestra e per farci capire che vuole uscire lancia degli oggetti. Dobbiamo stare sempre molto attenti. Ma chi ha un figlio autistico adulto come fa?”.
E’ una battaglia quella ai tempi del coronavirus, un’altra, l’ennesima, che le associazioni di autistici fin da subito hanno portato avanti, “Il tema è all’attenzione su scala nazionale e qualche Regione si è attivata autonomamente per far gestire al meglio le condizioni delle persone autistiche, come di tutte quelle affette da disabilità psichica o patologie psichiatriche. E’ doveroso che tutti gli enti locali si allineino facendosi promotori di un’interpretazione meno restrittiva delle misure limitative legate alla contingenza coronavirus, per aiutare le famiglie con persone non autosufficienti”, è stata fin da subito la richiesta dei parenti di disabili, appoggiata anche da esponenti politici come Guerino Testa, consigliere regionale in Abruzzo.
“Questi casi devono rientrare appieno – afferma Testa, – nella specifica di salute e/o estrema necessità, condizioni per le quali è consentito uscire di casa, accompagnati, con apposita autocertificazione e rispettando tutte le misure di prevenzione. In questo difficile momento non vanno sottovalutate quelle realtà familiari che rischiano di essere seriamente compromesse dalla complessità del periodo storico. E’ noto come tanti bambini e ragazzi autistici siano spesso iperattivi, con innato bisogno di muoversi e correre all’aria aperta almeno qualche ora alla settimana, se non ogni giorno, soprattutto ora, con la chiusura prolungata delle scuole e di quasi tutti i centri di terapia specializzati”.
“E’ altrettanto conosciuto – prosegue Testa – il fenomeno per cui, in caso di inibizione alla socialità, in molte persone autistiche o con malattie psichiatriche scaturisca una forte aggressività, ponendo anche reali problemi di sicurezza”.
Il 2 aprile sarà la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo. Il simbolo di questa malattia è il colore blu: “Giovedì – conclude, intanto, mamma Patrizia – cercheremo di uscire con un segno blu addosso, o un mantello blu sia per i genitori che per i figli. Sarà un momento per porre i nostri problemi all’attenzione pubblica, ricordando che in questo periodo i nostri figli non hanno più l’assistenza domiciliare e neppure l’aiuto di educatori in casa”.
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