Durante la catechesi per l’udienza generale Papa Francesco ha parlato della mitezza come contraltare cristiano ai sentimenti di ira e collera. Davanti ai settemila presenti il pontefice ha esordito parlando dell’accezione del termine mite in senso cristiano: “Mite vuol dire letteralmente dolce, mansueto, gentile, privo di violenza”.
Il pontefice ha poi parlato dell’altro significato del termine mite in ambito biblico, sottolineandone la sfumatura simbolica: Nella Scrittura la parola ‘mite’ indica anche colui che non ha proprietà terriere; e dunque ci colpisce il fatto che la terza beatitudine dica proprio che i miti ‘avranno in eredità la terra. Nelle Scritture il verbo ‘ereditare’ ha un senso ancor più grande. Il Popolo di Dio chiama ‘eredità’ proprio la terra di Israele che è la Terra Promessa. Allora il mite è colui che ‘eredita’ il più sublime dei territori. Non è un codardo, un ‘fiacco’ che si trova una morale di ripiego per restare fuori dai problemi. Tutt’altro! È una persona che ha ricevuto un’eredità e non la vuole disperdere”.
Papa Bergoglio si è poi successivamente soffermato sul peccato dell’ira invitando tutti ad una riflessione sulla stessa: “Chi non si è arrabbiato? Dobbiamo rovesciare la beatitudine e farci una domanda: quante cose abbiamo distrutto con l’ira? Quante cose abbiamo perso? Un momento di collera può distruggere tante cose”. “Per l’ira tanti fratelli non si parlano più, si allontanano uno dall’altro. È il contrario della mitezza. La mitezza invece conquista tante cose”.
Francesco ha concluso il suo intervento sottolineando il valore della mitezza come contraltare ai peccati dell’ira: “La mitezza, di cui parliamo oggi è capace di vincere il cuore e sconfiggere l’ira, salvare le amicizie e ricostruire le relazioni messe alla prova dalle ambizioni e dallo spirito di rivalità. Ricordate sempre l’invito del Signore Gesù: ‘Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime’
Argomenti: papa francesco