Il contrappasso del vice-sindaco leghista: senza documenti respinto in Cina come un clandestino
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Il contrappasso del vice-sindaco leghista: senza documenti respinto in Cina come un clandestino

Costantino Eretta numero due della giunta di Sarzana aveva smarrito il passaporto in aereo. E all'arrivo è stato bloccato in aeroporto, sorvegliato e poi rimpatriato forzatamente

Il viaggio della delegazione di Sarzana in Cina
Il viaggio della delegazione di Sarzana in Cina
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10 Novembre 2019 - 11.40


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Una dantesca pensa del contrappasso: Costantino Eretta, vicesindaco leghista di Sarzana, in Liguria è stato respinto dalla Cina e trattato come un clandestino.
Che è accaduto? Lo scorso 6 novembre il leghista partito per la Cina insieme al sindaco di Mulazzo, Claudio Novoa, e al collaboratore del giornale Gazzetta della Spezia: una missione per mostrare ad alcune località cinesi i prodotti delle Regione e pubblicizzare le aziende di val di Magra-Lunigiana. Un viaggio che non è però andato per il verso giusto: “Sono stato trattato da immigrato clandestino”, ha commentato Eretta. “Sono stato bloccato al mio ingresso in Cina e forzatamente rimpatriato, con la polizia italiana che mi attendeva a Malpensa e dopo essere stato trattenuto nell’area dogana dell’aeroporto di Pechino con le guardie a custodirmi quasi 15 ore, davvero un’odissea”.
E meno male che è stato tenuto in aeroporto. Altri venivano tenuti per giorni e giorni a bordo di una nave, con un bagno per 80 persone e in condizioni igieniche terribili. Solo perché da naufraghi e richiedenti asilo qualcuno aveva deciso preventivamente di considerarli clandestini”.
La cronaca, raccontata da La Gazzette de La Spezia, è farsesca: Eretta, dopo 30 ore complessive di viaggio, è atterrato a Pechino, dove però ha ricevuto una brutta sorpresa: “Salito sul volo della China Airlines all’aeroporto romano di Fiumicino ho tenuto il mio passaporto nella tasca interna della giacca che ho riposto nel stipetto sopra il mio posto. All’arrivo però il documento era sparito e non so dire se sia andato perduto o mi sia stato rubato. Ho subito fatto presente la cosa alle autorità locali e mentre la nostra delegazione partiva con tutti gli altri membri per rispettare il programma, ero convinto di risolvere la cosa denunciando lo smarrimento del passaporto”, ha spiegato il vicesindaco del Carroccio.
“Ho mostrato la lettera di invito dal governo cinese, pensavo di raggiungere il gruppo in un secondo momento. Ma sono stato trattato come un clandestino, nessuno che parlasse un inglese accettabile o mi spiegasse perché non si volesse risolvere il problema. Sono stato 15 ore confinato in dogana, osservato dalle guardie, costretto a chiedere il permesso per recuperare da bere, mangiare o andare in bagno”.
Eretta ha raccontato di aver avuto accesso al telefono, tramite il quale ha contattato il ministero degli Esteri a Roma e il consolato italiano a Pechino: “Loro mi sono stati vicini, chiamandomi spesso e rassicurandomi, ma la Cina mi ha espulso mettendomi su un aereo diretto a Milano dove ho trovato la polizia italiana ad attendermi. Ho chiesto un appuntamento immediato con l’ambasciata cinese a Roma e sto interessando la Lega”.

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