Molti lo usano vantandosene, anche in alcuni giornali. Perché, secondo loro, ‘recchione’ o ‘ricchione’ si può dire impunemente.
Ma non è così e una vicenda giudiziaria potrebbe indurre molti a evitare insukti omofobi: condanna a venti giorni di carcere e risarcimento di 1.500 euro. È la sentenza di primo grado emessa dal giudice Lodovico Morello del tribunale di Ivrea nei confronti di una parrucchiera trentenne che, sui social network, nel 2015 aveva apostrofato con un insulto omofobo il suo ex datore di lavoro. La donna era finita a processo per ingiuria e diffamazione.
La donna, che fa la parrucchiera ad Ivrea, aveva commentato il post di una collega che era stata licenziata, scrivendo la frase incriminata: “Fagli causa a quel ricchione”. La vittima dell’insulto l’ha denunciata per diffamazione chiedendo un risarcimento di 30mila euro. Il risarcimento è stato decisamente più leggero ma si è aggiunta la condanna che però, sarà sospesa.