ATF AMP
Questo dibattito non s’ha da farsi. Promessi non sono gli sposi, sono le testimonianze dirette di un politico, ora ex, che per le sue malefatte, favoreggiamento della mafia, ha pagato il conto, salato e per intero. Lui è Salvatore Cuffaro. Nel panorama storico dei tanti politici siciliani ha uno spazio di riguardo. E’ stato potentissimo, c’è chi sostiene che potente lo sia ancora e che potrebbe fare la sua parte in un futuro prossimo, dopo un periodo che necessariamente lo ha visto dietro le quinte. Ma andiamo per ordine.
C’è una iniziativa, un dibattito, che giovedì aprirà i bei saloni dell’Assemblea Regionale Siciliana ad opinioni e testimonianze sulla detenzione in Italia. Confronto al quale Salvatore Cuffaro è stato invitato. Per raccontare la sua esperienza di potente finito in carcere e che in carcere ci ha vissuto, fianco a fianco con tanti altri, colpevoli, colpevoli che si dicono innocenti, innocenti non creduti, farabutti e poveri cristi. Cuffaro il carcere lo ha fatto tutto, dal primo all’ultimo giorno di pena inflittagli da magistrati ,che ha sempre rispettato, dal primo tintinnare di manette alla sentenza ed oltre. In carcere Cuffaro si è laureato ed ha perso quella estrema rotondità che era caratteristica di quel presidente della Regione della Sicilia che sarebbe passato alla storia anche per quel vassoio di cannoli offerti a chi lo circondava in un giorno che a lui favorevole. Sciagurato vassoio, scrisse invece l’inizio della fine di una carriera politica e della libertà personale di un potente. Cuffaro è stato fortemente provato dalla detenzione, come è giusto che sia stato, altrimenti non si chiamerebbe pena. Lo ha detto, ha detto quanto il carcere lo abbia cambiato, per la pena subita e per le tante esperienze umane che in carcere ha fatto. Uscendone, si è dato al volontariato – Cuffaro è medico – e questo ha fatto sorridere tanti e a tanti altri ha fatto storcere il muso. Come se la pena carceraria non sia stata pensata nel tempo per punire e per cambiare il percorso di chi ha sbagliato. Bene se colpevoli, tragico se innocenti. Tornando al dibattito, non si capisce – come ha sottolineato lo stesso Claudio Fava, presidente dell’Antimafia regionale – perchè privarci dall’ascoltare quella esperienza. Utile per avere, noi liberi, un tassello in più, per capre meglio quello che va e quello che non va in un sistema, quello carcerario italiano, che certo non brilla per elementi che possono costituire un modello da applicare in Paesi civili. Con Fava, il PD e lo stesso presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè. Un coro contrario grillino all’ingresso di Cuffaro ex detenuto in una delle sale dell’Assemblea regionale da £Stelle di ogni strato, dal leader siciliano Cancelleri che ha fatto sentire il suo sdegno dagli Usa, all’ultimo della premiata combriccola.
Ora, va ricordato a coloro che si scandalizzano di un Cuffaro relatore sulla vita in carcere, che “Totò Vasa Vasa” fu sempre rispettoso di chi lo stava mandando in una cella riducendo in frantumi il suo impero politico e un pò anche quello economico. Va ricordato loro che nell’ora della sentenza, Cuffaro attese la decisione dei magistrati raccolto in preghiera nella sua abituale chiesa. E chi di questo sorride, sbaglia, non conosce gli uomini, le loro fragilità.
A quelli dei 5Stelle che tanto si indignano solo per esercizio di formale indignazione, vale ricordare quanto disprezzo della legge e di chi la legge è chiamato a far rispettare in una democrazia, ci sia in queste ore elle parole velenose, arroganti e strafottenti di un ministro che del rispetto della legge dovrebbe fare, per ruolo, pane quotidiano. Non ci si può scandalizzare per un italiano che ha pagato, e subire le parole vomitate da un italiano ministro solo perchè quel ministro è il tuo padrone, si padrone, e non vuole pagare colpe proprie e del partito che rappresenta e al cui interno è cresciuto politicamente.
Per chiudere, una nota a margine di questo scandalo senza motivi di scandalo. Salvatore Cuffaro chiederà la riabilitazione. Questo diritto gli spetta, può chiederla, si vedrà se l’otterrà. Lui assicura che non lo fa per poter tornare in politica, magari alle prossime Europee, come si dice in Sicilia. E, credetemi, con un certo, diffuso atteggiamento di speranza. Quella di chi ha conosciuto i politici stellati di oggi e arriva a rimpiangere anche la parte peggiore di quelli di una volta. Paradossi. Anche questi frutto naturale del nostro tempo. E in una terra, la Sicilia, che consuma più paradossi che cannoli.
Argomenti: matteo salvini