Un terzo dei detenuti in carcere per droga: rivedere la legge Jervolino-Vassalli
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Un terzo dei detenuti in carcere per droga: rivedere la legge Jervolino-Vassalli

I dati del Libro bianco sulle sostanze stupefacenti dell'associazione Luca Coscioni, Forum droghe, Antigone, Cgil e Cartello di Genova. Boom di denunce, quadruplicano i minori sanzionati

Libro bianco sulle droghe
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26 Giugno 2018 - 09.46


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Quasi il 30% dei detenuti entra in carcere per la legge sulle droghe mentre crescono in modo esponenziale le persone segnalate per consumo di sostanze psicotrope, soprattutto tra i minorenni, che quadruplicano rispetto al 2015. Più esattamente 14.139 dei 48.144 ingressi in carcere nel 2017 sono avvenuti per imputazioni di detenzione a fini di spaccio (art.73 del Testo unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli approvato 28 anni fa).
Sono alcuni dei dati contenuti nel nono Libro bianco sulle droghe presentato al Senato dall’Associazione Luca Coscioni, Forum droghe, Antigone, Cgil e Cartello di Genova, in occasione della Giornata internazionale contro il narcotraffico.
Un quadro dettagliato da cui emerge che in Italia non funziona più l’offerta terapeutica basata su vecchi modelli di consumo delle sostanze. Nuovi stili di uso, a differenti livelli di rischio e di danno, necessitano una nuova articolazione dei servizi. Il sistema italiano attuale, sottolinea il Libro bianco, è statico, impoverito in termini di risorse umane e economiche ed incapace di rilevare i cambiamenti delle modalità di consumo.
In particolare, viene evidenziato che a cadere nella rete della repressione penale sono soprattutto i ‘pesci piccoli’ (cresciuti dell’8,5%) mentre i consorzi criminali restano fuori.
Allarmanti i dati sulla situazione nelle carceri. Il 34,5% dei detenuti lo è per la legge sulle droghe: 13.836 presenti in carcere al 31 dicembre 2017 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (detenzione a fini di spaccio). Altri 4.981 in associazione con l’art.74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 976 esclusivamente per l’art. 74. Mentre questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili aumentano dell’8,5% i detenuti per solo art. 73.
Un quarto della popolazione detenuta è tossicodipendente, cioé 14.706 dei 57.608 detenuti al 31 dicembre 2017. Preoccupa inoltre l’impennata degli ingressi in carcere, che toccano un nuovo record: il 34,05% dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2017 era tossicodipendente.
Sotto accusa la legge sulle droghe che si conferma il volano delle politiche repressive e carcerarie. Le simulazioni contenute nel dossier evidenziano un fatto importante: senza detenuti per l’art.73 o senza tossicodipendenti non si avrebbe il problema drammatico del sovraffollamento nelle carceri.
Un altro dato del Libro bianco che fa riflettere è che aumentano le misure alternative ma restano marginali quelle specifiche per i detenuti che usano sostanze: 3.146 sono i condannati ammessi all’affidamento in prova speciale per alcool e sostanze psicotrope su 14.706 detenuti tossicodipendenti.
Dura la repressione per i consumatori. Il Libro bianco denuncia che rispetto al 2015 si evidenzia un +40% di segnalazioni per consumo di sostanze, quadruplicano i minori segnalati e aumentano del 15% le sanzioni amministrative. Su oltre 35.860 persone segnalate, ci sono solo 86 richieste di programma terapeutico mentre il 43,45% viene colpito da sanzione. La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (78,69%), seguono a distanza cocaina (14,39%) e eroina (4,86%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze.
“Le comunità terapeutiche – ha detto Marco Perduca, dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatore di legalizziamo.it – sono rimaste le stesse, nei decenni. Parlare di uso consapevole resta un’eresia. Nel Regno Unito, per esempio, nelle scuole si spiega quali sono le sostanze, quali sono gli effetti delle dosi e delle combinazioni. Ai nostri ragazzi non si parla mai di droghe, la volontà di informare è lasciata ad alcune associazioni. C’è una legge che impone di organizzare una conferenza nazionale sull’uso delle droghe ogni tre anni, ma l’ultima è stata convocata nel 2009. Per questo chiediamo un sottosegretario con delega alle droghe, che possa concentrarsi su un tema così complesso”.

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