La denuncia della dottoressa stuprata a Catania: io, violentata anche dallo Stato
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La denuncia della dottoressa stuprata a Catania: io, violentata anche dallo Stato

La donna abusata mentre era in servizio alla Guardia Medica di Trecastagni, ha parlato ai suoi colleghi. "Le istituzioni mi hanno lasciato sola, derubricando la violenza a un incidente sul lavoro"

La denuncia della dottoressa stuprata a Catania: io, violentata anche dallo Stato
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29 Settembre 2017 - 15.26


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Parla con voce ferma. Ed è lucida nonostante la tragedia vissuta. Una donna, un medico che prende la parola di fronte ai 106 presidenti degli Ordini dei Medici, riuniti nel Consiglio della Fnomceo, e ai 106 presidenti delle Commissioni Albo odontoiatri, in assemblea plenaria a Giardini Naxos (Messina). Lei è la dottoressa che in servizio presso la Guardia Medica di Trecastagni (Catania) è stata stuprata da un uomo di 26 anni. E davanti ai suoi colleghi dice: “La solidarietà espressa da voi tutti è la più sincera che ci possa essere, perché siete consapevoli che tutti sareste potuti essere al mio posto. Nessuno sconto, invece, per le Istituzioni, a cui solo una cosa posso dire: io sono stata violentata anche da voi. Le istituzioni non hanno semplicemente lasciato sola me, mettendomi in pericolo e poi umiliandomi quando la mia aggressione è stata derubricata a infortunio sul lavoro. Il sistema rischia di travolgere la nostra intera professione. Siamo tutti vittime: a questo gli Ordini devono opporsi”..

Scende il silenzio in sala. Ma questa giovane donna continua: “Quella della sicurezza è solo la punta dell’iceberg – sottolinea – Noi medici abbiamo perso la dignità. La nostra professione si è snaturata, è diventata una cosa che non è più essere medico, è soffocata dall’affanno di evitare le denunce, di seguire pedissequamente i protocolli. Sfugge un concetto fondamentale: noi dobbiamo curare le persone. E anche la scelta di fare la guardia medica non è stata un ripiego, ma una decisione consapevole proprio perché volevo essere in prima linea, vicina alle persone che soffrono”. C’è chi applaude, chi va a stringerle la mano. Fino a che la presidente della Fnomceo, Roberta Chersevanti, la ringrazia dal palco: “Grazie per le tue parole, è un onore averti conosciuta”.

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