Rivoluzione nel Lazio, la pillola dell’aborto anche nei consultori
Top

Rivoluzione nel Lazio, la pillola dell’aborto anche nei consultori

La sperimentazione di 18 mesi parte in estate e permette alle donne di accedere all'aborto con la con la RU486 fuori dagli ospedali, nel consultorio familiare.

Immagine di repertorio
Immagine di repertorio
Preroll

globalist Modifica articolo

5 Aprile 2017 - 09.45


ATF

La giunta Zingaretti si prepara a una rivoluzione sanitaria in tema di aborto. È una sperimentazione, che permetterà dalla prossima estate alle donne di accedere all’aborto farmacologico, con la pillola Ru486, anche nei consultori familiari, fuori dagli ospedali. Essendo una sperimentazione durerà 18 mesi, ed è la prima volta che accade in Italia.

La novità punta alla de-ospedalizzazione dell’aborto chimico ed è parte del piano di riorganizzazione della Sanità nella regione Lazio. E proprio in questi giorni un gruppo di lavoro sta definendo le linee guida. “L’obiettivo è quello di rendere l’accesso alla legge 194 il meno gravoso possibile per le donne – spiega Vincenzo Panella, direttore generale del dipartimento Salute e Politiche Sociali della regione Lazio – in un contesto come quello del consultorio dedicato interamente alla salute femminile, a cominciare dalla contraccezione”.

In ogni Asl della regione saranno individuate alcune strutture, tra quelle più strettamente connesse agli ospedali, dove alle pazienti verrà somministrata la pillola Ru486. “Nel Lazio – aggiunge Panella – l’aborto chimico può già essere effettuato in day-hospital, ma in molti paesi europei, ad esempio in Francia, è ormai una pratica ambulatoriale. Nella nostra regione ormai il 15 per cento delle interruzioni di gravidanza avviene con la Ru486, e lo spostamento nei consultori potrebbe allentare la pressione sugli ospedali, ma anche offrire alle donne un’assistenza multidisciplinare. In un contesto – precisa Panella – dove la sicurezza è garantita, appunto, dalla stretta collaborazione tra consultorio e ospedale “.

Leggi anche:  Resistenza agli antibiotici, Italia 'maglia nera': entro il 2050 potrebbe diventare la prima causa di morte

La sperimentazione del Lazio è stata presa di mira e attaccata dalle organizzazione pro-vita che annunciano valanghe di ricorsi al Tar e accusano Zingaretti di violare la legge 194. “All’articolo 8 – dice Olimpia Tarzia della lista Storace nel consiglio regionale – si afferma che l’aborto può essere praticato unicamente negli ospedali, o nei poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati”. In realtà, replica Anna Pompili, ginecologa, tra le ideatrici del progetto, “alcuni nostri consultori sono già dei poliambulatori, e sarà soltanto in queste strutture che si potrà fare l’aborto chimico”.

Native

Articoli correlati