Caro Gabrielli, è lei che scambia il dito con la luna
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Caro Gabrielli, è lei che scambia il dito con la luna

Diffondere l'identità degli agenti che hanno ucciso Anis Amri è stato un errore: sbagliato difendere quella scelta

Il luogo dell'uccisione di Anis Amri
Il luogo dell'uccisione di Anis Amri
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

25 Dicembre 2016 - 19.08


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Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli è una persona seria e preparata. Per questo non è comprensibile che, cercando di riparare ad una imprudenza dettata dall’orgoglio di un grande risultato, dica delle sostanziali stupidaggini. Tutto è riferito – come si sa – alle perplessità seguite alla larga diffusione di ogni dettaglio dell’identità dei due agenti di polizia che hanno intercettato, e ucciso per difendersi, Anis Amri, il terrorista che aveva seminato la morte a Berlino, falciando la vita anche della nostra giovane e brava connazionale. Era stato Globalist tra i primi ad avvertire con fastidio una gratuita sovraesposizione dei nostri agenti. Poi, tanti altri giornali che pure non si erano risparmiati nella ricerca di dettagli, legami familiari e altri elementi riconducibili alla vita e agli affetti del poliziotto ferito e dell’agente che aveva bloccato e ucciso il tunisino ricercato per la strage in Germania.
Indignazione e rivolta sui social, in tanti d’accordo che un po’ di riservatezza non avrebbe sminuito il valore della casuale ma importante operazione di polizia. Dopo una giornata di “rivolta” sui social, Gabrielli è intervenuto per difendere, da Minniti in giù, quanti avevano fatto a gara per dire questo e quell’altro dei nostri due agenti . “Non c’è alcuna esposizione, ma un riconoscimento chiaro. Una sottolineatura per mettere al centro chi ha reso possibile tutto questo, rischiando la propria vita”, ha replicato alle critiche il capo della Polizia Franco Gabrielli “.
Dunque – lui ne è certo – nessuna esposizione e polemiche inutili. Benedetta certezza di Gabrielli che ha aggiunto:”È abbastanza avvilente che mentre tutto il mondo parla di noi e si complimenta con la Polizia per il lavoro svolto, noi continuiamo a farci del male guardando il dito e non la luna”.
Ecco, dottor Gabrielli, lei è venuto al dunque: il dito e la luna. I nostri dubbi volevano proprio rappresentarle questo: diffondendo senza alcuna prudenza ogni dettaglio sull’identità dei nostri due agenti si era guardato al dito, al ritorno immediato di riconoscimento. Occorreva, invece, pensare all’osservazione della luna, al raggiungimento, nel riserbo, di ulteriori risultati, preservando la sicurezza dei nostri due poliziotti, difenderci quanto più possibili da ritorsioni maturate nella mente contorta dell’ultimo cane sciolto del fondamentalismo. Questo non avrebbe tolto nulla al riconoscimento legittimo che il Corpo di Polizia avrebbe voluto e dovuto dare alla pattuglia di quella fortunata notte. Nel prudente riserbo, lei li avrebbe incontrati, Gentiloni e il Capo dello Stato li avrebbero chiamati, avrebbero avuto un avanzamento, tornando con orgoglio ad un lavoro che è anche delicato e prezioso impegno democratico a difesa della convivenza civile e serena.
Invece, troppe parole, qualche selfie in più in corsia e questa sua difesa che scambia il dito e la luna.

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