Papa Francesco ha celebrato oggi in piazza San Pietro la messa conclusiva del Giubileo dei malati e dei disabili, a cui hanno assistito duemila pellegrini Unitalsi. “Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento”. Lo ha rilevato il Santo Padre, aggiungendo che “nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio – ha denunciato papa Francesco – tenere queste persone separate, in qualche ‘recinto’ – magari dorato – o nelle ‘riserve’ del pietismo e dell’assistenzialismo, perche’ non intralcino il ritmo del falso benessere”.
Francesco agli ammalati: la soluzione è sempre l'amore
Oggi in piazza San Pietro la messa conclusiva del Giubileo dei malati e dei disabili, a cui hanno assistito duemila pellegrini Unitalsi.
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12 Giugno 2016 - 11.25
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In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio “sbarazzarsi” dei disabili “quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, – ha denunciato il Papa – quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore – ha ammonito il Pontefice – perché composto soltanto da persone apparentemente ‘perfette’, per non dire truccate, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto”.
Per la prima volta una lettura del Vangelo è stata rappresentata in piazza San Pietro, da disabili mentali, rivolti in particolare ad altri disabili mentali. La rappresentazione del brano di san Luca su Gesù, a cui, in visita dal fariseo Simone, una peccatrice lava i piedi e li bagna con le proprie lacrime, si svolge nell’ambito della messa conclusiva del giubileo dei malati e dei disabili, che per tre giorni ha visto diversi riti, catechesi, momenti ludici, tenuti nei vari linguaggio della disabilità. Anche oggi, per esempio, la seconda lettura della messa è stata letta in inglese da un testo in Braille, da una ragazza non vedente, mentre il rito viene tradotto nella lingua internazionale dei segni.
“Il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità – ha detto il Papa nella messa conclusiva del giubileo dei malati e disabili, che celebra in piazza San Pietro – è indice dell’amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite – ha aggiunto – è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate. Non lasciamoci turbare, pertanto, da queste tribolazioni. Sappiamo che nella debolezza possiamo diventare forti”.
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