Dall’ottobre 2012 al giugno 2013 le elezioni Regionali, Politiche e Comunali sarebbero state condizionate dalla mafia in una città, Messina, che già in passato ha conosciuto i tempi bui di quello che fu chiamato «verminaio» e che, stando ad una inchiesta della Dda con cui nella notte è stata eseguita una ordinanza con 35 persone arrestate o finite ai domiciliari, non è mai davvero scomparso del tutto.
Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di una lunga serie di reati che vanno dall’associazione mafiosa, alle estorsioni, alla droga, al controllo di appalti e servizi, al voto di scambio. Tra le persone finite in manette c’è anche un consigliere comunale di Forza Italia, Paolo David, in passato esponente del Pd e già coinvolto, assieme a tanti altri colleghi, nella Gettonopoli al comune. E’ uno degli accusati di voto di scambio.
L’ordinanza è del gip di Messina Maria Teresa Arena su richiesta dei magistrati della Direzione antimafia Liliana Todaro e Maria Pellegrino. In carcere sono finiti in 26, ad altre nove persone sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il blitz è stato eseguito dalla squadra mobile di Messina e da quelle di Catania, Palermo, Caltanissetta, Enna, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Sequestrate quattro società «con le quali – è scritto in una nota della questura – settori commerciali leciti concorrevano al mantenimento di attività illecite». Colpiti i vertici di tre storiche organizzazioni mafiose della città dello Stretto che operavano nei quartieri Camaro-San Paolo e S.Lucia sopra Contesse.