Lucia Uva è stata assolta dall’accusa di diffamazione aggravata “perché il fatto non costituisce reato”. “Chiedo scusa alle divise, che ho sempre rispettato, non agli uomini”, sono state le prime parole dell’imputata dopo l’assoluzione. “So di avere sbagliato, di avere detto delle cose troppo forti in un momento di sconforto, ma non sono felice per questa assoluzione – ha proseguito – dopo otto anni lo Stato non mi ha ancora detto perché Giuseppe è morto e continuerò a chiedere la verità”.
Il pm di Varese Giulia Troina aveva chiesto la condanna a un anno e due mesi di carcere e una multa di 458 euro con l’accusa di diffamazione aggravata, per Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto nel giugno del 2008 all’ospedale di Varese dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri.
La donna era imputata per alcune dichiarazioni mandate in onda nel 2011 nel programma tv Le Iene, per alcune frasi scritte su Fb e per un’intervista nel documentario “Nei secoli fedele”. In particolare, intervistata dalla trasmissione di Italia 1, fece riferimento a botte e a una presunta violenza sessuale subita dal fratello in caserma.
Il pm ha sottolineato che l’ipotesi di uno stupro è “frutto di una congettura non supportata da alcun elemento di riscontro oggettivo” contenuto nelle perizie e negli atti disponibili all’epoca dell’intervista. Venerdì scorso due carabinieri e sei poliziotti sono stati assolti dall’accusa di omicidio preterintenzionale, nel processo con al centro la morte di Giuseppe Uva.
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