Terrorismo, il ministro Orlando: le carceri sono le nostre banlieue
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Terrorismo, il ministro Orlando: le carceri sono le nostre banlieue

Il guardiasigilli non ha paura di ammettere che c'è rischio proselitismo dietro le sbarre. 34 i detenuti jihadisti, 350 i controllati.

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26 Marzo 2016 - 11.27


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“Sono 34 le persone detenute per fatti in qualche modo legati al terrorismo di matrice jihadista, 208 sono quelle monitorate. Diciamo che sottoposte a vari tipi di controllo sono circa 350. Ci sono 10.500 detenuti che provengono da Paesi di fede musulmana e 7.500 che la professano. In un ambiente come il carcere c’è il rischio di una zona grigia di proselitismo. Per questo troviamo positivo l’impegno preso a finanziare progetti di deradicalizzazione da parte dell’Europa”. Lo dice il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in un’intervista al Corriere della Sera. Commentando le decisioni prese al Consiglio dei ministri Ue, Orlando evidenzia che “c’è l’impegno alla cooperazione. Speriamo si traduca in qualcosa di fatto”, “la direttiva antiterrorismo nata dopo la strage al Bataclan ancora non c’è. In più c’è l’arma di distrazione di massa”, cioe’ “si continua a dire, cosa di per se’ necessaria, tuteliamo i confini quando è dimostrato ormai che i terroristi sono nati e cresciuti in Europa”. “Non voglio fare polemiche – prosegue -, ma i Paesi che più si oppongono a Schengen si sono trovati, pare, il terrorista Salah che varcava il confine tra Austria e Ungheria”. “Serve scambiarsi le informazioni – ribadisce -. Noi sappiamo quanto sia importante una mappa di tutti coloro che sono potenziali criminali. Per questo abbiamo varato la banca dati del Dna”. Quanto alla spiegazione egiziana sul caso di Giulio Regeni, Orlando afferma: “Il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, quando e’ stato in Egitto rappresentava le nostre istituzioni. Per l’Italia ha il compito di valutare l’attendibilità delle informazioni che ci arrivano. Il governo italiano vuole la verita’ non dei surrogati”.

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