La difesa di Bossetti tira in ballo Hacking team e dna artificiale

E'colpo di scena in aula durante il processo Bossetti. Per la difesa le prove, potrebbero risultare inquinate. L'accusa: ci opponiamo, sono mail farneticanti.

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4 Marzo 2016 - 15.19


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E’ andato in scena un duro scontro tra difesa, accusa e parti civili, nell’aula del processo a Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio, relativo ad alcune e-mail inviate dall’amministratore delegato di Hacking Team, David Vincenzetti al personale interno alla società e ad investitori in cui il manager scriveva di presunte congratulazione da parte del Ros dei carabinieri riguardo la soluzione del caso. Le mail lette dai legali di Bossetti erano dei giorni successivi al fermo del muratore di Mapello, il 14 giugno del 2014. Il pm Letizia Ruggeri e i legali di parte civile si sono opposti alla lettura delle mail perché “non sappiamo da dove provengano”. I difensori hanno spiegato che i documenti erano stati ricavati dal sito di Wikileaks.org. La lettura delle mail per i legali aveva rilevanza in relazione alla testimonianza di due carabinieri, che avevano estrapolato, nelle fasi iniziali dell’inchiesta i dati contenuti nei pc nella disponibilità della famiglia Bossetti.

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La mail. Sarebbe stata pubblicata una e-mail del giugno del 2014 – per la precisione del 17 giugno 2014, tre giorni dopo l’arresto del muratore di Mapello -, in cui David Vincenzetti, ceo della società, scriveva: “Naturalmente non posso dirvi molto. Naturalmente non conosco i dettagli. Ma, come è già successo numerose volte in passato per casi celeberrimi e molto più grandi di questo, il merito del successo di questa indagine va a una certa tecnologia investigativa informatica prodotta da un’azienda a noi molto nota”. La mail continuava “Insomma ci hanno appena chiamato i Ros di Roma. Per complimentarsi e ringraziarci. Davvero queste sono cose che riempiono il cuore di gioia e di soddisfazione professionale”.

La teoria della difesa. Hacking Team è stato violato e con la società le preziose informazioni raccolte: le prove, dunque, potrebbero risultare inquinate, manipolate.

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Il secondo colpo di scena: il dna. In una di queste mail ci sarebbe l’indicazione di un Paese, Israele, e dei costi per la creazione di un dna artificiale.

L’accusa si oppone. Il pm Letizia Ruggeri e l’avvocato della famiglia Andrea Pezzotta che si sono opposti all’acquisizione del materiale.

“Ci opponiamo alla lettura perchè tra le altre cose vi potrebbero essere anche dei reati legati alla violazione della privacy, in quanto non sappiamo come queste mail siano state acquisite”.

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“Si tratta di mail farneticanti, mere allusioni a interventi dei Carabinieri nella configurazione di informazioni informatiche o genetiche – ha aggiunto il pm Ruggeri -. O la difesa prova che il materiale è verificato e comprovato o questo materiale non ha valore. I Carabinieri non hanno fatto altro che effettuare quanto commissionato dalla Procura e questo materiale non ha dignità neppure per entrare come documenti irrilevanti negli atti processuali”. La Corte recupererà i documenti e si riserva di decidere in merito al materiale presentato dalla difesa.

Interrogato Massimo Bossetti “Non ho mai visto né conosciuto Yara Gambirasio”: è quanto ha detto Massimo Bossetti, rispondendo per la prima volta alle domande del pm Letizia Ruggeri in aula a Bergamo. Il muratore, dopo aver raccontato la sua vita lavorativa, è entrato nel merito del suo interrogatorio affermando di non aver mai conosciuto nessun componente della famiglia Gambirasio se non, di vista, il padre della tredicenne Yara.

“Dottoressa io non sto mentendo, cosa che hanno fatto quelli che hanno preso questo posto prima di me”, ha detto Bossetti, rispondendo alle domande del pm. “Salvo i miei consulenti qui hanno mentito tutti”.

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“Guardi dottoressa che tutte queste domande che lei mi sta facendo me le ha fatte anche mia moglie, mia moglie mi ha fatto un terzo grado quasi quanto lei”, ha poi aggiunto Massimo Bossetti in un veloce botta e risposta col pm Letizia Ruggeri che insisteva per sapere i movimenti e gli spostamenti del muratore nei giorni dell’omicidio di Yara. “Le mie giornate sono sempre state uguali, ripetitive, quindi tutte uguali”, ha ripetuto più volte.

L’interrogatorio è durato un’oretta quindi è stato rinviato alla prossima udienza

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