Agrigento, dall'acqua emerge Cosa nostra
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Agrigento, dall'acqua emerge Cosa nostra

La Procura di Palermo sta indagando su decine di assunzioni sospette alla Girgenti Acque spa, scambiate con voti e favori di altro genere

Girgenti acque
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5 Febbraio 2016 - 09.15


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Voto di scambio politico-mafioso: assunzioni in cambio di preferenze elettorali con, sullo sfondo, Cosa nostra. E’ lo scenario ipotizzato dalla Procura di Palermo che indaga su decine di assunzioni sospette alla Girgenti Acque spa, società che gestisce l’erogazione idrica in provincia di Agrigento. Il legale rappresentante è l’imprenditore Marco Campione, fratello di Massimo, fermato all’aeroporto di Palermo con un libro mastro delle mazzette pagate, sostiene la Procura, per l’aggiudicazione di appalti da Rete Ferroviaria Italiana.

Un’inchiesta che portò all’arresto dell’ex presidente di Rfi Dario Lo Bosco, poi scarcerato. Massimo Campione da qualche mese sta collaborando con gli investigatori che hanno avviato anche un’inchiesta, assegnata alla Dda, sulla gestione di Girgenti Acque, società in cui sono stati assunti figli e familiari di politici locali. L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Maurizio Scalia, è stata assegnata al pm Geri Ferrara che, ieri, ha sentito a sommarie informazioni l’ex presidente della Regione del Pd Angelo Capodicasa, Giovanni Panepinto, deputato regionale, anche lui del Pd, e Vincenzo Giambrone ex parlamentare all’Ars di Forza Italia. Tutti e tre i politici avrebbero negato di conoscere i dipendenti che, secondo l’accusa, sarebbero invece entrati nella società in quota loro.

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