Le partite di calcio tra detenuti in carcere: i figli in tribuna

Domani si gioca in 22 istituti italiani di pena: i single sfideranno gli sposati davanti agli occhi delle famiglie.

Le partite di calcio tra detenuti in carcere: i figli in tribuna
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10 Novembre 2015 - 19.21


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di Teresa Valiani

Una partita di calcio, due squadre, l’arbitro, il pubblico, il campo sportivo. Le sbarre, i cancelli, le perquisizioni all’ingresso. Le urla dei bambini che tifano per il papà, l’occasione, finalmente, di abbracci sereni. Sarà molto più di incontro di calcio quello promosso per mercoledì 11 novembre nelle carceri delle città in cui si svolge il campionato di serie B: 22 in tutta Italia, Ascoli Piceno compresa. I detenuti con figli sfideranno i detenuti-single sotto gli occhi delle famiglie e dei loro bambini che per la prima volta, da quando il papà è in carcere, potranno tifare per lui, sostenerlo, sentirsi parte delle stessa squadra. E della stessa famiglia.

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Sono oltre 100 mila i bambini che entrano ogni anno nelle carceri italiane per incontrare i genitori e dare seguito a quel rapporto affettivo che la detenzione ha spezzato improvvisamente. L’associazione Bambini senza sbarre da 12 anni lavora per creare spazi, strumenti e occasioni per difendere il diritto al mantenimento degli affetti familiari. Questo è l’ultimo dei suoi progetti, in ordine di tempo, e si inserisce nella campagna di sensibilizzazione nazionale “Non un mio crimine, ma una mia condanna. I diritti dei grandi iniziano dai diritti dei bambini”. In particolare, una raccolta fondi attraverso un sms solidale – 2 o 5 euro al 45503, fino al 28 novembre – è destinata a finanziare la realizzazione di nuovi Spazi Gialli in carcere: zone attrezzate in cui i minori possono attendere più serenamente il colloqui con i genitori.

Nel campo sportivo della casa circondariale di Marino del Tronto, ristrutturato negli ultimi mesi, scenderanno i detenuti e ad arbitrare ci saranno giocatori professionisti dell’Ascoli Picchio. Dietro le quinte dell’evento, la collaborazione del Dipartimento amministrazione penitenziaria, della Lega nazionale professionisti B e della Lega B solidale.

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Le partite si svolgeranno in contemporanea negli istituti di Ascoli, Avellino, Bari, Brescia, Cagliari, Cesena, Como, Crotone, Latina, Livorno, Modena, Novara, Perugia, Pescara, Vercelli, Salerno, La Spezia, Terni, Trapani, Vicenza, Chiavari, Lanciano. Mentre dai campi di calcio regolamentari, nel pre-partita di serie B, partiranno messaggi di invito a sostenere il progetto “Lo spazio giallo nel grigio del carcere”.

Nel supercarcere di Ascoli Piceno si lavora da tempo per coltivare i legami affettivi e abbiamo rivolto alcune domande in merito alla direttrice dell’istituto di pena di Ascoli Piceno, Lucia Di Feliciantonio.

Quanto sono importanti in carcere queste occasioni di incontro?

La riscoperta e il rafforzamento del ruolo della genitorialità rappresentano una spinta potente al cambiamento in vista del reinserimento sociale. In questa ottica si pongono numerose iniziative realizzate presso questa sede, come il corso di riparazione dei giocattoli, l’adeguamento della sala colloqui trasformata in una sala giochi per bambini, la festa del papà, il dono dei giocattoli ai figli in occasione del Natale.

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Che significa per un bambino incontrare il papà-detenuto fuori dall’ambiente ufficiale dei colloqui?

Momenti come la partita di calcio sono molto importanti perché favoriscono una autenticità nella relazione e strutturano occasioni di incontro simili a quelle in libertà e non in regime di restrizione.

Il carcere sta aprendo molto, ma quanto c’è ancora da fare per sostenere gli affetti dentro le mura?

L’intervento necessario e radicale è quello di adeguamento dell’Ordinamento penitenziario che strutturi e tuteli gli spazi di affettività. Una proposta legislativa è in discussione e anche nell’ambito degli Stati generali dell’esecuzione penale c’è un tavolo di lavoro dedicato all’affettività in carcere.

Quanti sono i bambini che mensilmente vengono al Marino per incontrare i genitori e in media quale età hanno? Ci sono bambini che affrontano lunghi viaggi?

Mensilmente effettuano colloqui circa 35 bambini di età compresa tra pochi mesi e 16 anni. I figli e i nipoti di detenuti sottoposti al regime 41 bis arrivano da Sicilia, Calabria, Puglia e Campania.

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