La rivoluzione del Papa: i parroci degli ultimi per guidare la Chiesa
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La rivoluzione del Papa: i parroci degli ultimi per guidare la Chiesa

A Palermo don Corrado Lorefice e a Bologna monsignor Matteo Zuppi: uomini, religiosi che hanno sempre aiutato i più bisognosi senza passare per le alte sfere della Curia

La rivoluzione del Papa: i parroci degli ultimi per guidare la Chiesa
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28 Ottobre 2015 - 19.50


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Francesco, il papa degli ultimi, dei più poveri e bisognosi, ha lasciato di nuovo il suo segno. Le comunità di Palermo e Bologna hanno due nuovi arcivescovi, scelti appunto per il loro impegno nel sociale e tra la popolazione. Nel capoluogo siciliano arriva don Corrado Lorefice, lo chiamano “il parroco della porta accanto”. Non è un uomo che ha frequentato le alte sfere della curia, ma ha sempre trascorso i suoi anni da religioso tra le gente, anzi tra i più bisognosi.

Stessa cosa si può dire per monsignor Matteo Zuppi, nuovo arcivescovo di Bologna, il quale ha ammesso subito di conoscere i suoi limiti: “Mi lascerò cambiare dall’incontro con una città dalla grande storia e dalle forti esperienze sociali”.

L’arcivesco degli ultimi: don Corrado Lorefice – Originario di Ispica, “il parroco della porta accanto”: un prete di strada da sempre vicino agli ultimi che papa Francesco ha scelto volutamente lontano dagli ambienti curiali, disattendendo ogni altra previsione dei porporati. Don Corrado Lorefice, 53 anni da arciprete della chiesa di San Pietro a Modica passerà direttamente ad arcivescovo del capoluogo siciliano senza essere vescovo. Un salto storico e rivoluzionario, ben lontano da scelte di “palazzo” che lascia intendere la grande fiducia che ripone il Santo Padre nei confronti di questa figura che ha un alto profilo sociale e che si è distinta finora, quasi esclusivamente, per il servizio che a Modica ha sempre reso nei confronti dei più fragili. Il modello che sembra prevalere è, quindi, quello di un padre che nella semplicità e ordinarietà del suo ruolo cercherà di lavorare ‘dal basso’ per fare propri tutti i bisogni più urgenti della complessa Palermo.

Zuppi: sono e sarò sempre un prete di strada – Dopo la sua nomina, monsignor Zuppi ha detto: “Conosco i miei limiti, non presumo nulla. Imparerò, mi lascerò cambiare dall’incontro con quella città dalla grande storia e dalle forti esperienze sociali, dal grande umanesimo”. “Come prete di strada penso che mi ci troverò bene, perché è il Vangelo che ci spinge a uscire per le strade per incontrare tutti, a cominciare dai poveri. Gesù è sempre in cammino nei Vangeli e così dobbiamo fare noi vescovi, anzi noi cristiani. Così penso che farò”.

Il neo arcivescovo di Bologna ha aggiunto: “Se resti al chiuso ti ammali, come dice papa Francesco. Non bisogna avere paura di contaminarsi. Il cristiano non deve avere alcun timore di quello che può venirgli da fuori. Deve temere solo il male che gli può uscire dal cuore. Vedo la Chiesa nella città, cioé nella comunità degli uomini, come un fiume che l’attraversa e non ha paura di sporcarsi attraversandola”.

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