Cervelli in fuga dalla Sardegna 'per passione', la storia di Alberto
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Cervelli in fuga dalla Sardegna 'per passione', la storia di Alberto

Da Cagliari a Basilea per coronare il mio sogno di scienziato.

Cervelli in fuga dalla Sardegna 'per passione', la storia di Alberto
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16 Ottobre 2015 - 17.55


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di Maria Grazia Marilotti/p>

“Cervelli in fuga? No. Paesi attrezzati ad accoglierli”. Alberto Loche, 29 anni, cagliaritano, ricercatore a Basilea nel campo della neurobiologia capovolge un luogo comune. “Le persone, i giovani, non fuggono, si spostano, viaggiano e si stabiliscono nei Paesi dove possono realizzarsi, dove vengono accolti e possono crescere”. Tutto confermato dalla sua esperienza. Dall’età di 18 anni si é costruito un curriculum eccezionale.

Prima Bologna dove si é laureato con 110 e lode in biologia molecolare, poi Portland negli Usa, per un’esperienza lavorativa come Visiting Scientist all’Oregon National Primate Research Center. Terza tappa la Svizzera, Basilea, dove lavora al suo dottorato di ricerca, che si concluderà a novembre, al prestigioso Dipartimento di Neurobiologia del Friedrich Miescher Institute for Biomedical Research. Di recente é stato selezionato, unico italiano, insieme a 70 tra i migliori neolaureati e laureandi delle facoltà scientifiche ed economiche di tutto il mondo ammessi al seminario esplorativo dedicato al settore biotech e farmaceutico e che si svolge ogni anno a Basilea, il prestigioso Novartis International Leadership BioCamp2015. “Un’esperienza importantissima che ha contribuito ad allargare i miei orizzonti e prospettive future”, racconta Alberto all’ANSA.

Dedizione, sacrifici e tanta passione. Quella per la ricerca ha formato la sua vita. “La quotidianità del ricercatore é costellata di fallimenti, esperimenti non risolutivi – confessa – Ma ad un certo punto arriva la scoperta che ti ripaga di tanti sforzi. Dietro c’è tanto impegno. Non bisogna certo aspettare che ti cada la mela in testa”. Parte da Cagliari, dai banchi del liceo scientifico Pacinotti la sua avventura. Diploma con il massimo dei voti, poi la decisione di trovare la sua strada professionale.

“Sarei rimasto in Sardegna se avessi avuto le opportunità giuste”, dice Alberto. Negli ultimi quattro anni si é occupato nel campo della neurobiologia di base e della genetica di una forma rara di epilessia. Al suo attivo ha una decina di pubblicazioni, frutto di partecipazione a progetti di alto impatto. “La molla – spiega – è la curiosità, mi stimola la scoperta di una nuova proteina come anche di un nuovo luogo o di un cibo esotico”. All’interesse per la ricerca scientifica unisce l’amore per il pianoforte e la musica classica e il suo impegno nel volontariato con il progetto TReND, una grande collaborazione tra giovani scienziati di tutta Europa che si adoperano per esportare in Africa, attraverso l’organizzazione di corsi e cicli di lezioni, le conoscenze scientifiche più moderne e avanzate.

“Sono grato a mia madre e mio padre, mi hanno insegnato a fare ogni cosa al meglio, mi è servito molto nella vita”. Sullo sfondo del suo smarthphone c’è il mare blu della sua Sardegna. “La Svizzera é bella ma mi manca il mio mare azzurro, la famiglia e il cibo italiano. Però ne vale la pena – conclude – fin da ragazzino avevo un sogno: la libertà di perseguire nuove idee e nuove strade, nella scienza e oltre, per pura passione”.(ANSA)

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