Sono 1.751 i corpi senza identità ritrovati dalle forze dell’ordine italiane a settembre 2015, ma in tre casi su cinque si tratta di corpi “ripescati in mare”, cioè 1.075 corpi recuperati lungo le coste italiane quasi tutti “a seguito dei noti, tragici naufragi connessi ai flussi migratori di cittadini provenienti dalle regioni africane”. È quanto emerge dal rapporto del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse presentato questa mattina al Viminale. Un fenomeno che ha fatto segnare un aumento di circa trecento unità soltanto negli scorsi mesi estivi. Il dato aggiornato a settembre, infatti, è stato comunicato proprio dal commissario straordinario, Vittorio Piscitelli, durante la presentazione questa mattina al ministero. Quello presente nel rapporto, invece, è relativo al 30 giugno 2015 e conta 1.421 corpi non ancora identificati, di cui 760 corpi recuperati sulle coste italiane.
Il registro dei cadaveri non identificati, spiega il rapporto, è stato istituito nel 2007 e raccoglie informazioni a livello nazionale. “Il dato più allarmante è quello che si registra in Sicilia (al 30 giugno 2015 sono 669 i corpi recuperati, ndr) – spiega il rapporto -, che comprende i corpi degli stranieri recuperati in mare, inclusi quelli relativi ai naufragi di Lampedusa di ottobre 2013. Segue la Puglia con 29 cadaveri non identificati (a giugno 2015), la Calabria (12) e la Sardegna (12)”. Delicate e difficili, in molti casi, le procedure di identificazione dei migranti recuperati in mare. “Anche la relazione con i parenti degli scomparsi è fondamentale per favorirne il rintraccio o l’identificazione dei corpi – spiega il rapporto -, sebbene sia necessario guadagnarsi la loro fiducia in quanto potrebbero essere soggetti a ritorsioni da parte delle autorità locali o avere problemi con i paesi di destinazione”. Un’attività che, spiega il testo, ha portato comunque all’identificazione di diverse vittime, anche con l’aiuto di organizzazioni umanitarie.
Un fenomeno in crescita, quello dei corpi senza identità recuperati in mare, che per il commissario straordinario necessita di un intervento deciso da parte dei paesi membri sulle rotte migratorie. “È necessario che l’Unione europea si doti di politiche migratorie e programmi più sostenibili – si legge nel rapporto del Commissario – che possano rispondere al bisogno umanitario e che sia rafforzata la collaborazione tra questa e i paesi extracomunitari per facilitare le possibilità legali di emigrazione. Fondamentale anche una maggiore collaborazione tra governi e Ong internazionali, che permettano l’attraversamento dei migranti su rotte sicure”.(ga)