E’ il tardo pomeriggio di lunedì scorso, 10 agosto, quando si diffonde la notizia che un ottantenne è stato aggredito, derubato e violentato da tre immigrati africani, nel quartiere Capizzaglie alla periferia sud di Lamezia. Il quartiere è lo stesso dove per anni hanno dominato incontrastate le più potenti cosche ‘ndranghetiste attive sul territorio, recentemente sgominate dall’azione congiunta di magistrati e forze dell’ordine. Capizzaglie è anche il rione dove è stato confiscato uno stabile a tre piani ad una delle tante famiglie appartenenti alla criminalità organizzata. L’immobile è stato assegnato alla comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, che l’ha trasformato in presidio di legalità e di diritti. “Pensieri e parole”, questo il nome dato alla casa confiscata, è oggi sede di diversi sodalizi impegnati nel sociale, tra cui anche la comunità per minori stranieri non accompagnati “Lunarossa”.
Nella giornata di ieri la notizia dell’anziano aggredito rimbalza sui media e sui social network. I movimenti di estrema destra presenti in città esecrano il fatto, lanciando attacchi contro gli immigrati e la politica di accoglienza e integrazione che ha contraddistinto la città di Lamezia negli ultimi anni. Ma sempre nella giornata di ieri, arriva la notizia che l’aggressione all’anziano è in realtà una bufala. Il locale commissariato fa sapere che da “accertamenti sanitari, l’assenza di segni di violenza sul corpo della presunta vittima, nonché di tracce sui vestiti, porterebbero gli investigatori a non escludere anche l’ipotesi di una simulazione”. Nella nota della polizia di Stato viene anche aggiunto che “le indagini in corso sono coordinate dall’autorità giudiziaria”.
Ma nonostante l’azione investigativa delle forze dell’ordine abbia accertato la falsità della notizia, i familiari e gli abitanti del quartiere continuano a sostenere la versione dell’anziano. Dai proclami sui social si passa alla protesta davanti all’immobile confiscato gestito da don Panizza. La zona viene bloccata dai dimostranti fino a tarda sera. Obiettivo della manifestazione sono gli immigrati di Lunarossa ai quali vengono rivolti insulti e invettive pesanti.
Per tutti, i “colpevoli” dell’aggressione, sono i migranti accolti nella comunità gestita dalla Progetto Sud. I minori di Lunarossa, in pratica, vengono accusati e processati in base a una notizia dichiaratamente falsa. Lo stabile di “Pensieri e parole” viene assediato da una manifestazione razzista e xenofoba che dura fino a sera quando un gruppo di attivisti di Casapound improvvisa cori con unico refrain: “I centri d’accoglienza non li vogliamo. Sicurezza per i cittadini, i soldi degli immigrati ai lametini”.
Don Giacomo Panizza, rientrato stamattina da Brescia, ha espresso tutto il suo sconcerto per quanto accaduto. “Siamo al sonno della ragione, all’oscurantismo, allo squadrismo – ha commentato – i temi della vita, dei diritti, della legalità sono stati calpestati. Ieri con la manifestazione inscenata davanti a ‘Pensieri e parole’ la Convenzione di Ginevra è andata a farsi benedire. Sono stati offesi e umiliati non solo i ragazzi di Lunarossa ma tutti gli abitanti del quartiere. Comunque i manifestanti di ieri erano un gruppo sparuto, questa non è Lamezia”.
Le altre reazioni. “I fatti del quartiere Capizzaglie sono il risultato di battaglie di odio e intolleranza su cui l’estrema destra lametina ha costruito il proprio consenso. Si cavalca l’onda del malcontento generato dalla crisi proponendo nemici immaginari, mentre i problemi veri rimangono e le responsabilità non vengono individuate e colpite”. A stigmatizzare la protesta inscenata contro i minori immigrati della comunità Lunarossa di Lamezia sono i collettivi e i movimenti cittadini (Casa della legalità e della cultura, Centro di documentazione InvictaPalestina, collettivo Autogestito Casarossa40, collettivo autonomo Altra Lamezia, collettivo Ri-Scossa studentesca, Lamezia Insieme partito della Rifondazione comunista – Circolo Adelchi Argada, Sinistra ecologia libertà – Lamezia Terme, spazio sociale Terra e Libertà, Unione sindacale di base).
Tutti chiedono anche al sindaco della città, Paolo Mascaro, di dissociarsi dall’accaduto e avere il coraggio di revocare l’assessorato alle politiche sociali, assegnato ad Elisa Gullo esponente di Mtl, il Movimento territorio e lavoro che segue il pensiero di Matteo Salvini. Allo stesso movimento appartiene anche il consigliere comunale di maggioranza che negli ultimi anni ha perseguito la politica leghista contro gli immigrati e le strutture di accoglienza gestite dalla comunità di don Panizza. (msc)