Si è scritto molto di “Laudato si” e del suo autore, papa Francesco. Si è giustamente sottolineato che il papa lega ecologismo ed ecologia umana in una ferma denuncia della logica del profitto per il profitto e del liberismo selvaggio, che hanno sostituito la politica in uno sgoverno del mondo a fini di parte, arrivando a compromettere il futuro di tutti e della casa comune.
La ferma richiesta del papa di un ritorno della politica, intesa come impegno per la polis, è evidente e giustamente è stata riferita con enfasi la sua critica delle banche, delle logiche sopraffattrici, del cannibalismo moderno che lascia morire di fame o di sete.
Tutto questo è talmente importante che ha fatto passare in secondo piano altri due aspetti a mio avviso decisivi.
Il primo è che il papa dica che “la Chiesa non ha una soluzione”. Proprio così, credo siano parole testuali di un’Enciclica che scavalca nel numero dei destinatari la stessa Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Se il “papa buono” non si rivolgeva solo ai cattolici ma “a tutti gli uomini di buona volontà”, Francesco si rivolge a tutti, proprio tutti, evidentemente anche quelli “di cattiva volontà”. Anche ai “banchieri”, anche ai signori delle finanze rapaci e simili.
Certo il papa ha fatto capire di non condividere la loro “visione” ma ha scelto di rivolgersi a tutti gli uomini e ha detto che la Chiesa non ha una soluzione. E’ una novità. Rilevante. Tanto rilevante che il papa sembra proporre una discussione, un confronto globale sul futuro dell’umanità. E cita fonti non solo cattoliche, ma anche ortodosse, protestanti e musulmane per dimostrare che ritiene che sia la sapienza dell’umanità, di tutta l’umanità, quella che puoi aiutarci a trovare “la via”.
E’ una novità di assoluto rilievo che si unisce a un’altra. Il papa cita Guardini, guardiano del no al pardigma del moderno, che vede fondato sul “dominio”. Dominio nel senso di potere, possesso. Dominio. Questo punto che lo unisce alla tradizione cattolica gli consente però, come rileva il professor Daniele Menozzi, di riconoscere che anche cristiani sono stati partecipi della cultura del “dominio” e quindi di recuperare la cultura della modernità nell’apprezzamento dei diritti dell’uomo. Anche quelli fanno parte del pensiero e del “paradigma” moderno. E questo recupero il papa lo fa parlando del “diritto alla felicità”. Proprio così. Il dialogo tra modernità e cattolicità ora ha una base solida. Grazie a papa Francesco. Con buona pace dei signori della tecno finanza.