La Polizia è intervenuta nel quartiere Giambellino dove erano state trovate mazze e molotov. Le indagini sono condotte dalla Digos che sta effettuando perquisizioni e controlli in vista delle manifestazioni No Expo previste per l’1 maggio. Le vie attorno ai palazzi in cui sono in corso nuove perquisizioni, in via Odazio e via degli Apuli, sono state chiuse dai mezzi di polizia e carabinieri. Al setaccio ancora gli appartamenti in via degli Apuli, palazzine popolari di quattro piani abituate alle forze dell’ordine per gli sgomberi degli appartamenti Aler. A differenza di ieri non ci sono antagonisti a contestare l’operazione.
Alcuni giovani, vicini all’area anarchica, sono stati accompagnate in questura per essere identificati e per accertamenti. In 12 sono stati denunciati per occupazione abusiva di appartamenti di edilizia popolare, sono 9 italiani e 3 tedeschi. Questi ultimi sono gli stessi per i quali la questura di Milano aveva chiesto l’espulsione dal territorio italiano. Il giudice del tribunale civile però non aveva convalidato la misura forse per carenza di motivazioni.
I 3 tedeschi avevano raccontato di essere arrivati in Italia nel pomeriggio di lunedì e di essersi fermati a dormire in una casa occupata su invito di un ragazzo italiano. Ma nessuno di loro ha fatto riferimento all’intenzione di voler partecipare alle manifestazioni contro l’Expo.
Il nuovo blitz di polizia e carabinieri, a due giorni dall’inaugurazione dell’Expo 2015, secondo il ministro dell’Interno Angelino Alfano è “la prova che il sistema di prevenzione funziona. Nessun Paese è a rischio zero”, ma queste operazioni “fanno chiaramente capire che lo Stato è più forte di chi lo vuole contrastare”.
In serata una cinquantina di persone ha organizzato un corteo antagonista su un percorso limitato, intorno a piazza Tirana, e monitorato dalla polizia.
L’intervento di natura preventiva sull’ordine pubblico si scontra con i parametri di legalità pretesi dagli standard di garanzia giudiziaria. Il primo provvedimento di allontanamento non è stato infatti convalidato dai giudici dell’Ufficio immigrazione del Tribunale civile di Milano. Perché? Nelle 4 ordinanze di diniego, il presidente facente funzioni Olindo Canali e il giudice Nicola Fascilla hanno obiettato che è troppo poco scrivere, come negli atti di polizia, che i 4 stranieri siano stati «individuati in un edificio che da informazioni in possesso delle autorità era destinato ad accogliere soggetti appartenenti all’area anarchica» o che erano «in possesso di oggetti atti a offendere» ma imprecisati: queste espressioni, infatti, «non contengono riferimenti individualizzanti sulle condotte» che dovrebbero giustificare una «limitazione gravissima di diritti fondamentali di cittadini comunitari» come l’espulsione, «dovendosi invece pretendere» a questo fine precise condotte «incompatibili con la civile e sicura convivenza».