In Italia sempre più centri dedicati agli uomini che maltrattano le donne
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In Italia sempre più centri dedicati agli uomini che maltrattano le donne

La mappa in uno studio pubblicato da Ediesse. “Oggi guardare agli uomini che compiono violenza sulle donne è un modo per chiudere il cerchio”.

In Italia sempre più centri dedicati agli uomini che maltrattano le donne
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6 Marzo 2015 - 12.12


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Sono 29 i centri dedicati agli uomini rei di maltrattamenti contro le donne presenti sul territorio italiano. A delineare la mappa delle strutture, sportelli e servizi che dal Nord al Sud della penisola si occupano in vario modo dei cosiddetti uomini maltrattanti un volume pubblicato alla fine dello scorso anno da Ediesse intitolato “Il lato oscuro degli uomini. La violenza maschile contro le donne: modelli culturali di intervento”. Realizzato da Alessandra Bozzoli, Maria Merelli e Maria Grazia Ruggerini lo studio aggiorna una precedente ricerca effettuata nel 2012 attraverso una rilevazione condotta tra marzo e maggio 2014. Il numero maggiore di centri si trova nel centro nord del paese, di cui 5 nella sola Milano, 4 a Roma e altri 5 sparsi tra le varie province della regione Emilia Romagna. Ma la presenza dei centri si registra anche in Sardegna dove se ne contano tre e in Campania con due realtà censite, di cui una a Napoli e l’altra a Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta.

Diversi per data di nascita, modalità di sviluppo e caratteristiche all’interno delle diverse realtà locali, i centri hanno vissuto una stagione particolarmente fortunata negli ultimi due anni, lasso di tempo in cui ne sono nati ben 12, ovvero un terzo del totale di quelli esistenti. Il primo a nascere è stato il Cipm-Presidio criminologico territoriale di Milano seguito, seguito 5 anni dopo dal Centro di ascolto uomini maltrattanti di Firenze sorto nella sede della Asl. Ma solo a partire dal 2010 si assiste a un vero e proprio exploit, che vede la diffusione di queste strutture su tutto il territorio nazionale. Quanto alla genesi, alcuni centri nascono dall’iniziativa di operatrici di lunga esperienza all’interno del centri anti violenza, che considerano centrale affrontare il nodo degli autori di reato nella lotta contro la violenza di genere. Ma non mancano i centri nati dalle associazioni di uomini, Maschile Plurale in particolar modo, che avvertono la necessità di aprire nuovi percorsi di identità maschile. In altri poi viene affrontato il tema delle relazioni familiari, soprattutto attraverso l’ascolto di uomini in difficoltà a partire dai conflitti tra le mura domestiche. Infine le esperienze all’interno degli istituti di pena che hanno aperto un filone di intervento sui sex offenders e sugli uomini maltrattanti.

Quanto ai destinatari, aumenta con il passare del tempo il numero degli uomini che si rivolgono ai centri per chiedere aiuto. Un andamento positivo non solo per i centri più consolidati come quelli Firenze (208 interventi in 5 anni e un aumento dai 9 nel 2009 ai 78 del 2013) e Torino (160 interventi in tutto), ma anche di quelli più recenti come il servizio di Modena, dove sono stati avviati 83 interventi in 3 anni. “La questione è semplice, anche se complessa – afferma Maria Grazia Ruggerini –. Oggi guardare agli uomini che agiscono violenza sulle donne è un modo per chiudere il cerchio. E ciò non significa cambiare lo sguardo, ma allargarlo e completarlo. Ammettendo che quello della violenza di genere non è un problema delle donne, ma degli uomini. Bisogna mettere in evidenza la situazione di crisi degli uomini e della cultura patriarcale in genere. È fondamentale avere delle strutture che prendono in considerazione non solo le patologie, ma anche i valori culturali spesso introiettati dalle stesse donne. Ma – conclude – è necessario anche portare avanti delle azioni di sensibilizzazione e prevenzione tra le giovani generazioni. Bisogna lavorare sulle culture maschili per vedere quali sono i meccanismi che determinano comportamenti di possesso, di arroganza e di negazione della volontà delle donne”. (ap)

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