Il Papa: serve un patto per il lavoro
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Il Papa: serve un patto per il lavoro

Il Santo Padre è in visita in Molise e lancia un nuovo monito alle autorità politiche: vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio.

Il Papa: serve un patto per il lavoro
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5 Luglio 2014 - 10.10


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Un ‘patto per il lavoro’. È questo ciò che papa Francesco ha chiesto nel corso dell’incontro con il mondo del lavoro e dell’industria all’Università degli studi di Campobasso in Molise. “Cari amici, oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un “patto per il lavoro” – è l’appello di Bergoglio -. Ho visto che nel Molise si sta cercando di rispondere al dramma della disoccupazione mettendo insieme le forze in modo costruttivo”.

Ha detto il Papa che “tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un “patto per il lavoro” che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee. Vi incoraggio ad andare avanti su questa strada, che può portare buoni frutti qui come anche in altre regioni”.

Distaccandosi dal discorso preparato, il Papa ha ricordato che senza lavoro non c’è dignità: “non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere. Il problema – ha aggiunto Bergoglio – è non portare a casa il pane, questo toglie la dignità”.

Il lavoro domenicale non è una vera libertà, ha sottolineato il Pontefice affrontando la questione delle domeniche lavorative. Un tema, ha detto Bergoglio, “che non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica. La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità. Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”.

L’arrivo a Campobasso: un Papa mancava da 19 anni – Papa Francesco è arrivato in Molise per la sua visita pastorale con l’elicottero, atterrato sul piazzale dell’Università del Molise, a Campobasso. ll Pontefice, arrivato con circa dieci minuti di anticipo sul programma, è stato accolto tra gli altri dall’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Maria Bregantini, dal presidente della regione Paolo Di Laura Frattura e dal sindaco della città, Antonio Battista. La folla assiepata nell’aula circostante ha calorosamente applaudito l’arrivo di Francesco.

Dopo 19 anni un Papa visita il Molise. L’ultimo Pontefice a recarsi in questa piccola regione di 300 mila abitanti era stato Giovanni Paolo II, due volte, nel 1983 a Termoli e nel 1995 a Campobasso e Agnone. A prendere la parola per primo all’arrivo di papa Francesco all’Università del Molise Don Pasquale D’Elia della Cappellania Universitaria: “Siamo in 600 nell’Aula Magna e 1.000 qui fuori, questo è il primo benvenuto che il Molise Le rivolge”.

All’ingresso dell’Università, il Papa è stato accolto da Gianmaria Palmieri, Magnifico Rettore. Quindi in Aula Magna ci sono stati i saluti di un agricoltore e di un’operaia della Fiat. “La mia visita in Molise – ha esordito Francesco – comincia da questo incontro con il mondo del lavoro, ma il luogo in cui ci troviamo è l’Università. E questo è significativo: esprime l’importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale. Lo testimoniava poco fa il giovane agricoltore con la sua scelta di fare il corso di laurea in agraria e di lavorare la terra “per vocazione”. Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni, ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio”.

Papa Francesco ha rivolto un appello per la difesa del creato. “Una terra sfruttata che non può dare vita è peccato – dice -. Una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato.

Papa Francesco invita quindi a dedicare più tempo ai figli: “Stiamo perdendo la saggezza di giocare con i nostri bimbi. Perdiamo tempo con i figli”. Lo spunto per una riflessione poi è suscitato da un dono che il Papa ha ricevuto: “mi ha colpito il fatto che mi abbiate donato un dipinto che rappresenta proprio una ‘maternità’. Maternità comporta travaglio, ma il travaglio del parto è orientato alla vita, è pieno di speranza. Allora non solo vi ringrazio per questo dono, ma vi ringrazio ancora di più per la testimonianza che esso contiene: quella di un travaglio pieno di speranza. Grazie!”.

Rettore dell’Università: la crisi genera nuove povertà – “Il lavoro è l’emergenza del tempo presente, che qui da noi sta generando nuove povertà, come possono testimoniare tanti lavoratori presenti”. Questo il tema principale toccato dal rettore dell’Università degli Studi del Molise, Gianmaria Palmieri, nel suo discorso di saluto a papa Francesco nell’aula magna dell’Ateneo all’inizio dell’incontro a Campobasso con il mondo del lavoro e dell’industria.

“Le crisi – ha detto il rettore – si abbattono infatti con maggiore virulenza proprio sulle periferie. Moltissime imprese hanno chiuso i battenti. Anche questa Università, istituzione sana e vitale, attraversa una stagione difficile. I nostri giovani non hanno, a parità di merito, le stesse chances dei propri colleghi di altri atenei. Le risorse vengono infatti distribuite con criteri penalizzanti per chi opera in contesti territoriali meno floridi”. Palmieri ha sottolineato che “il Molise non è distante in linea d’aria da grandi aree metropolitane. Eppure, non solo per la conformazione appenninica del territorio, qui si avverte un senso di lontananza dai luoghi del potere, un senso di irrilevanza, di abbandono; una difficoltà a farsi prendere in considerazione”.

E “non è casuale che questa magnifica regione sia stata una terra di emigrazione e che ancora oggi molti giovani, anche laureati, siano costretti ad abbandonarla alla ricerca di lavoro, con un progressivo svuotamento dei tanti piccoli e antichi comuni che la compongono”.

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