La morte di Toure, disperato in una società indifferente

Il 26enne del Senegal, si è spento tra atroci sofferenze dopo che si era dato fuoco, poichè disperato e senza lavoro. [Onofrio Dispenza]

La morte di Toure, disperato in una società indifferente
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29 Giugno 2014 - 12.36


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di Onofrio Dispenza

Una notizia che non fa notizia. Una di quelle notizie che Globalist, invece, vuol dare perchè il nostro Paese e il nostro mondo oggi sono anche questo. Ed è bene che si sappia com’è il mondo, senza comode e rassicuranti omissioni.

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È morto, all’ospedale Civico di Palermo, Toure Falou, un giovane senegalese di 26 anni che lo scorso maggio si era dato fuoco, disperato. Toure da giorni era ricoverato in rianimazione in gravissime condizioni con ustioni di secondo e terzo grado nel 65% del corpo. La sua morte è stata comunicata ai rappresentanti della comunità palermitana del Senegal e al presidente della consulta comunale per gli immigrati Adham Darawsha. Come accade quando dietro una vita, e una morte, non c’è una famiglia che possa abbracciare quel che resta di una esistenza difficile. Perchè darsi fuoco? Il giovane era disperato e depresso per la mancanza di lavoro, per l’estrema, insopportabile, incertezza quotidiana.

Prima delle fiamme, il giovane era stato visto camminare con una bottiglia in mano, ad un tratto si era fermato, si era cosparso di benzina. Quindi, il fuoco. Non era bastato che un commerciante che con un estintore avesse cercato di spegnere le fiamme. Inutili anche i tre interventi chirurgici. Così è finita la breve e difficile vita di Toure Falou, senegalese, 26 anni.

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