È stato rinviato al 9 maggio prossimo il processo a carico di Marcello Dell’Utri. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha ritenuto “opportuno” fissare una nuova data a fronte della richiesta di impedimento presentata dai legali per ragioni di salute.
Il presidente del collegio ha sottolineato comunque che i termini di prescrizione del reato sono sospesi. Il primo luglio dovrebbe scattare l’estinzione del reato per il quale l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi è imputato per aver fatto da cerniera tra Cosa Nostra e l’ex premier. Dell’Utri, infatti, in primo grado e secondo grado è stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
L’ex senatore resta detenuto presso il Comando della polizia di Beirut, dove in teoria potrebbe rimanere fino alla decisione delle autorità libanesi sulla richiesta di estradizione dall’Italia. E ciò nonostante ieri non si sia svolta quella che era attesa come un’udienza di convalida dell’arresto, avvenuto sabato all’Hotel Phoenicia.
È stato il procuratore generale presso la Corte di Cassazione libanese, Samir Hammud, a spiegare i motivi per i quali ha rinunciato a convocare, almeno per ora, l’ex senatore di Forza Italia, dopo che per lunghe ore giornalisti, funzionari dell’ambasciata italiana e dell’Interpol giunti da Roma avevano atteso a Palazzo di Giustizia di Beirut il suo arrivo per un possibile interrogatorio.
L’alto magistrato ha sottolineato di avere approvato l’esecuzione del mandato di arresto di Dell’Utri giunto alla polizia libanese tramite Interpol con la procedura che viene definita di “segnalazione rossa”. “Ora – ha aggiunto il procuratore generale – in linea di principio può rimanere detenuto fino a quando verrà deciso se concedere o meno l’estradizione, senza obbligo da parte mia di tenere un’udienza, almeno fino all’arrivo della richiesta formale da Roma con la documentazione necessaria”.
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