L’utopia della sportività
Top

L’utopia della sportività

Tra favoritismi arbitrali e insulti ai defunti, organi d'informazione e tifosi da condannare

L’utopia della sportività
Preroll

Desk Modifica articolo

28 Febbraio 2014 - 03.56


ATF

Ci risiamo. Ancora una volta bisogna mettere in secondo piano discorsi tattici
e di calcio giocato per parlare dell’ingiurioso e vergognoso comportamento dei
tifosi, per fortuna non tutti, che ancora affollano gli stadi di tutta Italia e
dei quali, quelli bianconeri sono stati gli ultimi paladini. Se infatti a
creare tensione attorno alla Juventus non bastassero le polemiche per i
presunti “favori arbitrali” tornati di moda per un rigore chiaro non concesso
nel derby della Mole ,a rendere il tutto più complesso ci si mettono proprio i
sostenitori della Vecchia Signora ancora una volta colpevoli di striscioni
eloquenti e stolti che toccano l’argomento della strage di Superga. Il percorso
logico è sempre lo stesso, non sono solo i sostenitori juventini a macchiarsi
di tali scempiaggini, bisognerebbe riuscire a raggiungere una parità di
giudizio e di condanna e altre considerazioni simili. Tutto ciò però non fa che
sottolineare un campanilismo totale che non permette di analizzare il tema con
la profondità che invece richiederebbe. Al di là di qualsiasi inimicizia
proveniente dai colori che si sostengono e oltre qualsiasi tipo di antipatia
più o meno giustificata, nessun individuo dovrebbe avere la possibilità di
offendere la morte altrui ,soprattutto quando avvenuta in maniera tragica, per
di più facendolo in modo plateale e reiterato. Una partita di calcio, in fin
dei conti un gioco per quanto serio possa essere, non dovrebbe mai permettere
simili manifestazioni brutali che non fanno che evidenziare quanto un essere
umano possa essere dotato di poco raziocinio . Nello sport c’è competitività,
ne è senza dubbio l’essenza primaria, essa però in nessuna maniera deve
sfociare in mancanza di rispetto di qualsiasi genere. I valori dello sport
insegnano infatti il reciproco rispetto e una sana competizione, nei limiti
dell’educazione che sugli spalti, soprattutto italiani, sembra mancare sempre
di più. Educare un’intera nazione significherebbe farlo al di là delle
manifestazioni sportive e questa è un’impresa quanto mai ardua, ma oggi ,come
in molte altre occasioni, il monito è sempre lo stesso: che le autorità
competenti prendano in mano la situazione, dimostrando che invertire la rotta è
ancora possibile e che l’utopia di un rispetto totale e reciproco possa ancora
diventare realtà.

[GotoHome_Torna alla Home]

Native

Articoli correlati