Sesso tra Silvio e Ruby: c'è la prova

Depositate le motivazioni sulla condanna di Silvio Berlusconi per il Rubygate. Per i giudici la prostituzione minorile è accertata.

Sesso tra Silvio e Ruby: c'è la prova
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21 Novembre 2013 - 11.06


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Sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata a Milano nei confronti di Silvio Berlusconi, [url”condannato in primo grado a 7 anni di reclusione”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=45881&typeb=0&Ruby-Berlusconi-condannato-a-7-anni[/url] nell’ambito del processo sul caso Ruby. L’ex premier era stato condannato dai giudici della quarta sezione penale di Milano.

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“Risulta innanzitutto provato che l’imputato abbia compiuto atti sessuali con El Mahroug Karima in cambio di ingenti somme di denaro e di altre utilità quali gioielli”. Questo quanto scrivono i giudici nelle motivazioni alla sentenza.

Si legge ancora: “Ritiene il tribunale che la valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato evidenzi lo stabile inserimento della ragazza nel collaudato sistema prostitutivo di Arcore ove, giovani donne, alcune delle quali prostitute professioniste, compivano atti sessuali in plurimi contesti”.

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Silvio Berlusconi sarebbe stato il “regista del bunga bunga”. Secondo i giudici è “provato che il regista delle esibizioni sessuali delle giovani donne – scrivono – fosse proprio Berlusconi, il quale dava il via al cosiddetto bunga bunga in cui le ospiti di sesso femminile si attivavano per soddisfare i desideri dell’imputato, ossia per ‘fargli provare piaceri corporei’, come chiarito dalla stessa El Mahroug, inscenando balli con il palo da lap dance, spogliarelli, travestimenti e toccamenti reciproci”.

Per quanto riguarda la famosa telefonata in Questura di Silvio Berlusconi, secondo i giudici “deve ritenersi” che “intervenne pesantemente sulla libertà di autodeterminazione del capo di gabinetto e, attraverso il superiore gerarchico, sul funzionario in servizio quella notte in Questura”. In questo modo l’ex premier ebbe “per sé un duplice vantaggio”: da un lato “la ragazza veniva in tal modo rilasciata” in modo da poter “continuare indisturbata a frequentare la privata dimora di Arcore e dall’altro evitava che la stessa potesse riferire alle forze dell’ordine e alle assistenti sociali di aver compiuto atti sessuali a pagamento con lo stesso imputato, garantendosi così l’impunità”.

Il Cavaliere, sempre secondo i giudici del Tribunale di Milano, era consapevole che Ruby fosse minorenne: “la cronologia degli accadimenti oggetto del presente processo ed il chiaro contenuto dei dialoghi captati convergono nel fornire la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, della consapevolezza dell’imputato della minore età di El Mahroug Karima nella forma del dolo diretto”.

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“Parlò falsamente di un incidente diplomatico”
– Berlusconi ha adombrato “falsamente un possibile incidente diplomatico” in relazione al suo intervento per far rilasciare Ruby, causando una “pregnante compromissione del bene giuridico tutelato dalla concussione e individuato nell’esigenza di assicurare il buon andamento, il decoro e l’imparzialità della pubblica amministrazione e il corretto funzionamento delle istituzioni”. Berlusconi ha sempre negato le accuse, e ha definito le serate nella sua villa “cene eleganti” citando diversi testimoni, e ha sempre dichiarato di aver aiutato economicamente Ruby solo per favorire la sua uscita da un momento di difficoltà.


“Ruby mentì per interessi patrimoniali”
– Ruby “ha mostrato di avere degli interessi personali di ordine patrimoniale a mentire” anche sul fatto di avere compiuto atti sessuali a pagamento con Silvio Berlusconi, quando era minorenne. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza. Le dichiarazioni della giovane marocchina, secondo i giudici, “non sono assistite da alcuna presunzione di credibilità, soprattutto quando (…) abbia reso diverse versioni nel tempo in contrasto tra loro”.

Ostuni obbedì a Berlusconi per timori per la sua carriera – Quella notte in Questura il capo di gabinetto Pietro Ostuni obbedì al Cavaliere perché temeva per la sua carriera. La notte tra il 27 e 28 maggio 2010 diede disposizioni per far affidare Ruby a Nicole Minetti. Lo sostengono i giudici del tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza con la quale hanno condannato l’ex presidente del consiglio a sette anni di carcere.

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Ruby ter – Depositate le motivazioni adesso la vicenda giudiziaria prende una nuova piega. Entro Natale scatterà anche il “Ruby-ter”, una nuova indagine nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge la giovane marocchina. Sono tre i filoni, quindi, che potrebbero profilarsi: uno sulle false testimonianze, uno sulla possibile corruzione in atti giudiziari o subornazione dei testi, e un terzo su reati legati alle indagini difensive che riguarda Longo e Ghedini.

La Procura di Milano dovrà valutare le testimonianze per le dichiarazioni di una lunga serie di testimoni, tra i quali la parlamentare del Pdl Maria Rosaria Rossi e l’europarlamentare Licia Ronzulli e di suo marito Renato Cerioli, il cantante Mariano Apicella (cui il Cavaliere aveva comprato casa), il pianista Danilo Mariani e di sua moglie Simonetta Losi (inserita poi nelle liste Pdl), e il commissario di polizia Giorgia Iafrate. Nella lista dei giudici tra gli altri c’era anche l’ex consigliere per le relazioni estere di Berlusconi, Valentino Valentini, che era con Berlusconi a Parigi quando telefonò in questura la sera del 27 maggio 2010.

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