Il prof e le allieve. Ma non dite che è un mostro...

Mitico, mentre lui abusava di minorenni. Ecco come la Cultura imperante dipinge l'orribile cronaca. A suon di stereotipi, sessismo e luoghi comuni. [Maria G. Di Rienzo]

Il prof e le allieve. Ma non dite che è un mostro...
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30 Agosto 2013 - 15.13


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di Maria G. Di Rienzo

Non è un mostro (è più probabile che sia solo uno stronzo).

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Questi i compagni di merende online e all’osteria: Mitico, mitico il professore che si porta a letto le allieve minorenni. Che male c’è, Italia bigotta e retrograda, lui aveva voglia, lei anche, è sano sesso. Non ha sbagliato, è un grande.

Questo il figlio: “…con le donne non ha mai trovato la sua strada. Il pensiero continuo del sesso è una debolezza, lo sfogo di un malessere. Visto il suo ruolo, e se le accuse saranno confermate, (ci sono solo una tonnellata di prove fra intercettazioni, filmati, sms, foto pedopornografiche, ndr.) stavolta si potrà dire che ha sbagliato”. Può aver sbagliato ma solo perché malato, quindi non è colpevole a priori.

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Queste le ex allieve nella lettera di solidarietà spedita ai giornali: “Magari ha sbagliato ma non è un mostro. È un professore straordinario.” Può aver sbagliato ma essendo un professore straordinario, gli dobbiamo particolare deferenza e clemenza.

Poi il 28 agosto salta fuori che il signor Giordano, l’insegnante di liceo “più appassionato, serio e preparato che c’è.”, uno che “non tradirebbe mai la sua missione” e che recita Dante “come un attore navigato”, è implicato in una seconda indagine, antecedente, che riguarda il suicidio di una sua allieva 16enne in relazione a gruppi satanisti. Il professore fu sentito come persona informata dei fatti, ma in quell’occasione non fornì i documenti poi trovati nella sua abitazione nel maggio scorso: fotografia della ragazza suicida, lettera della stessa in cui manifestava l’intenzione di uccidersi e altri documenti, compreso un diario della ragazza con alcune pagine strappate (forse quelle che avrebbero costituito accuse precise per questo meraviglioso professionista?).

Inoltre, la “libera scelta” delle due ragazze che avevano contemporaneamente rapporti sessuali con il professore – ciascuna all’insaputa dell’altra – non è così chiara a quei bacchettoni della procura. Le due liceali, ora maggiorenni, sono descritte nell’ordinanza come “disperatamente alla ricerca di qualcuno che le capisse, le valorizzasse, le amasse” a causa di situazioni familiari complicate e di “aspetti depressivi significativi”, e in “stato di sudditanza psichica” rispetto all’insegnante che esercitava su di loro “attività manipolatoria mantenuta nel tempo”. Continuano a dargli del lei anche nel letto o in occasione delle foto porno, e nelle migliaia di messaggini zeppi di faccette sorridenti e della parola “amore”. Non c’è niente di cui stupirsi: le abbiamo allevate perché confondessero l’essere desiderate con il proprio desiderio. Stanno solo recitando il copione che la cultura dominante ha assegnato loro, un copione in cui la differenza fra oggettificazione sessuale e sessualità svanisce.

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Perché, che altra attitudine potrebbero avere le ragazze, rispetto alla sessualità, in un contesto che comincia a oggettificarle in senso sessuale da quando sono alle elementari se non prima? Le pupattole dei cartoni animati per la prima infanzia dicono loro che devono essere dolci e carine e un po’ stupidine, subito dopo arriva la valanga di principesse televisive e cinematografiche che reiterano come l’essere attraenti per gli uomini sia il loro ruolo più importante, il loro viaggio, la loro lotta e il loro fine, il loro premio.

Generalmente, i bambini (maschi e femmine) vogliono “fare le cose giuste” e avere per esse la nostra approvazione, ma nessuno insegna loro rispetto al sesso cosa significa “fare la cosa giusta”, per cui prendono i loro indizi e si costruiscono le loro teorie attingendo alla cultura sessista che li circonda. Non hanno scampo. Modelli e ruoli diversi sono invisibili o ingoiati dalle enormi ripetute bugie che gli adulti dicono loro sui libri, in tv, al cinema, su internet. Le ragazzine devono maneggiare il rapporto con la sessualità con questo retroscena e senza che noi si abbia fornito loro una cornice diversa in cui iscriverla e degli attrezzi per prendere decisioni in autonomia e sicurezza.

Dopo i cartoni arrivano le star in carne ed ossa dal mondo dello spettacolo (miss questo e quello, cantanti-ballerine, intrattenitrici, vallette) e se osservate la loro parabola mediatica vedrete che sino a che sono piccole vengono presentate come boccioli intatti – si vanta la loro “innocenza”, la loro “freschezza” – ma non appena toccano l’adolescenza (o persino prima) la loro immagine diventa via via sempre più pornografica. Prima viene mercificata la loro “verginità”, poi la loro sessualità. “Studi recenti mostrano che bambine di sei anni scelgono senza esitare le immagini femminili sessualizzate rispetto a quelle “carine” e persino a quelle “di moda”. Le bambine sanno, già a sei anni, che è meglio essere la più sexy. Quindi, quali sono le implicazioni sul valore che una bambina dà a se stessa, sulla sua salute mentale e il suo benessere, quando si oggettifica a sei anni?” Peggy Orenstein, saggista, autrice di “Cinderella Ate My Daughter” (“Cenerentola si è mangiata mia figlia”)

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E quali saranno le implicazioni quando di anni ne avrà 16 e tutto intorno a lei la martellerà con la necessità di essere bella/sexy come condizione essenziale per la sua stessa esistenza? Noi siamo pronti a non farla scappare da questa trappola: i suoi 16 anni sono il periodo in cui le spariamo in vena roba come Twilight. Sapete, il romanticismo. Il ragazzo che tutte vorrebbero: attraente, dolce, un gentiluomo, un “cavaliere”. Finalmente qualcuno interessato solo a “proteggerti”. Vero, controlla tutto quel che fai, direziona le tue scelte, ti isola da ogni altra relazione, ti segue dappertutto come un perfetto stalker e mina progressivamente ogni tua capacità di essere indipendente (addirittura ti mette fuori uso l’auto per impedirti di guidare, neanche fosse un taxi driver saudita) ma lo fa perché ti ama, quindi va bene. Ti senti insicura, hai paura di lui? Fai come Bella, non pensare che lui abbia qualche responsabilità in merito, cerca in te stessa difetti e imperfezioni. D’altronde, lui la pensa allo stesso modo: è “colpa” di Bella se Edward ha la tentazione di ucciderla. E se a una fanciulla pungesse vaghezza di uscire da una relazione in cui di lei si abusa, sarebbe colpevole del suicidio del partner, fate che glielo dica Edward: “Pensavo di averlo già spiegato con chiarezza. Bella, io non posso vivere in un mondo in cui tu non esisti”.

E il sesso? È qualcosa di meraviglioso che lascia la ragazza coperta di lividi, da guardare allo specchio leccandosi le labbra la mattina dopo: battuta per bene, Bella è finalmente una vera donna. Alle molte ragazzine e ragazze che sognano qualcuno che si prenda cura di loro, abbiamo prescritto di essere deboli, dipendenti e sottomesse: non si avrà cura di loro perché hanno valore, ma perché sono incapaci e hanno bisogno che qualcuno si curi di loro e prenda decisioni per loro. Sentite come lo dice bene l’inarrivabile professore di Saluzzo, a una delle due allieve: “… dolce e obbediente che mi mandi in paradiso. Mai un no”.

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