Lo Stato torna alla sbarra il 31 maggio
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Lo Stato torna alla sbarra il 31 maggio

Tra gli imputati del maxi-processo anche Nicola Mancino: Non posso stare in aula con i boss. Il pm Di Matteo: Lo Stato non può nascondere sue responsabilità sotto il tappeto.

Lo Stato torna alla sbarra il 31 maggio
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27 Maggio 2013 - 10.52


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«Io ho sempre combattuto la mafia, non posso stare nello stesso processo in cui c’è la mafia. Chiederemo uno stralcio». Lo ha detto l’ex ministro Nicola Mancino, prima dell’inizio dell’udienza sulla trattativa Stato-mafia, che preso il via questa mattina a Palermo, in cui l’ex politico è imputato di falsa testimonianza. «Ho fiducia e speranza – ha aggiunto – che venga fatta giustizia e che io possa uscire al più presto dal processo».

L’udienza è stata rinviata al 31 maggio. Oggi è stata presieduta da Alfredo Montalto. Giudice a latere è Stefani Brambille. L’accusa è rappresentata in aula dal procuratore Francesco Messineo, dall’aggiunto Vittorio Teresi e dai sosituti Tartaglia, Di Metteo e Del Bene. Gli imputati presenti sono l’ex ministro Nicola Mancino, l’ex comandante del Ros Antonio Subranni e Massimo Ciancimino. Con loro, il gup Piergiorgio Morosini lo scorso 7 marzo ha rinviato a giudizio per “attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, giudiziario o amministrativo dello Stato, aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra”, boss Totò Riina, Leoluca Bagarella e Nino Cinà, l’ex pentito Giovanni Brusca, l’ex generale del Ros Mario Mori, l’ex colonnello Giuseppe De Donno e l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri. Riina e gli altri tre mafiosi sono collegati in videoconferenza con l’aula bunker.

Mancino risponde solo di falsa testimonianza, mentre Massimo Ciancimino è accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia. L’ex ministro Dc Calogero Mannino ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato. È stata invece stralciata la posizione di Bernardo Provenzano, dopo che i periti hanno escluso la sua capacità di partecipare al processo, a causa delle sue condizioni psichiche compromesse in parte da una forma di Alzheimer e in parte dall’intervento per la rimozione di un ematoma cerebrale che il boss si era procurato cadendo in cella.

Il pm Antonio Di Matteo: «Quando la verità dovesse riguardare elementi di colpevolezza a carico dello Stato, lo Stato non può nascondere eventuali sue responsabilità sotto il tappeto».

Il Comune e la Provincia di Firenze e la Regione Toscana hanno chiesto di costituirsi parte civile al processo sulla trattativa Stato-mafia cominciato oggi davanti alla corte d’assise di Palermo. Alle dieci parti civili già ammesse potrebbero aggiungersi quindi altri soggetti processuali se i giudici accogliessero le istanze. Stessa richiesta è stata fatta dai familiari dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel 1992, dal comitato Addiopizzo, l’associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili, l’associazione Carlo Catena, l’associazione antiracket Libere Terre, l’associazione nazionale Testimoni di Giustizia, Libera, l’associazione antimafia Riferimenti, l’associazione nazionale Giuristi Democratici e il Comune di Campofelice di Roccella.

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