Più giocatore che collezionista, amante dei riti che precedono una partita quasi più delle singole mosse e convinto che quel gioco sia una palestra di fair play. Così Enrico Letta il giocatore di subbuteo racconta la sua passione per quelle “miniature” del calcio che hanno segnato la generazione di chi è nato negli anni ’60-70.
Ricordi e pensieri raccolti nel libro “Subbuteo…o son desto?” scritto dal ferrarese Nicola Deleonardis e pubblicato nel 2010 da Minerva. Una serie di interviste a personaggi noti appassionati del gioco come Gigi Buffon, Luca Sofri, Giorgio Prodi, figlio dell’ex premier.
Ed è stato proprio lui l’aggancio per arrivare all’attuale premier incaricato. «Parlando con Giorgio Prodi – spiega l’autore – mi disse che aveva giocato a subbuteo con Letta e il figlio di Beniamino Andreatta. Così provai a cercarlo». E Letta jr rispose. Raccontando un gioco che «è un po’ nostalgia un po’ presente» nel senso che rappresenta «una risposta intelligente allo strapotere dei videogiochi».
Ovvero più complesso rispetto a Playstation o Wii – secondo Letta – per via dei riti preliminari come le squadre da dipingere o il campo da sistemare. E molto più fantasioso. «Ricordo che per un periodo arrivammo a giocare una partita su tre inzuppando il campo con l’acqua – si legge nel libro – per mimare le partite sotto la pioggia».
Ma soprattutto il subbuteo quasi come palestra di vita: «Ti insegnava a giocare con gli altri, a rispettare gli avversari e accettare le sconfitte. Insomma si giocava con grande fair play, una regola fondamentale in campo come in politica». Da qui l’impegno a trasmettere la passione anche ai figli («Sono ancora piccoli ma meglio non perdere tempo..»).
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