Caso Cucchi, i pm: fu picchiato e abbandonato
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Caso Cucchi, i pm: fu picchiato e abbandonato

I pm Barba e Loy, durante la requisitoria, portano avanti la tesi delle lesioni: Stefano fu picchiato nelle celle e poi ricoverato per nasconderlo.

Caso Cucchi, i pm: fu picchiato e abbandonato
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8 Aprile 2013 - 14.28


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A due anni dall’avvio del processo davanti alla terza corte d’Assise di Roma per la morte di Stefano Cucchi è oggi la giornata della requisitoria dei pubblici ministeri. I pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy hanno chiesto alla corte, presieduta da Evelina Canale, se condannare o meno i dodici imputati ritenuti responsabili della morte di Cucchi, deceduto il 21 ottobre del 2009 nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini il 21 ottobre del 2009 a una settimana dal suo arresto per possesso di stupefacenti.

Gli imputati sono sei medici del Pertini, tre infermieri della stessa struttura e tre agenti della polizia penitenziaria. I tre agenti della penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici devono risponde di lesioni personali aggravate. Aldo Fierro responsabile del reparto protetto del Pertini, e i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi Preite de Marchis e Silvia Di Carlo, insieme agli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe sono accusati di abbandono di persona incapace. Tutto il personale medico e infermieristico deve rispondere anche di favoreggiamento e omissione di referto. Rosita Caponetti, un dirigente dell’ospedale Pertini, e’ accusata di falso e abuso d’ufficio. In aula sono presenti i genitori di Stefano Cucchi, il padre Giovanni e la madre Rita Calore, costituiti parte civile nel procedimento insieme alla sorella Ilaria.

«Tutti volevano farsi grandi con la morte di Cucchi». Questa è l’accusa lanciata dal pubblico ministero Barba, che ha ricordato le difficoltà affrontate nel corso delle indagini a causa «del clamore mediatico» e in particolare per proteggere quello che ritiene essere il testimone «credibile», l’immigrato del Gambia, Samura Yaya, che la mattina del 16 ottobre del 2009 si trovava in stato di fermo nelle celle sotterranee del tribunale di Roma insieme a Cucchi.

«Abbiamo avuto l’esigenza di tutelare Samura come fonte di prova – ha detto Barba – il clamore mediatico era diventato insopportabile. Ad un giorno dall’incidente probatorio tutti hanno tentato di raggiungerlo, anche il senatore Stenfano Pedica. Noi abbiamo dovuto fare una lotta impari per difendere la nostra fonte di prova da un attacco politico e giornalistico, tutti volevano farsi grandi con la morte di Cucchi». «Il processo è stato difficile – ha detto il pm Barba – anche a causa di varie rappresentazioni dei fatti che sono state portate fuori dal processo. I mass media hanno influito sull’opinione pubblica. C’e’ chi ha voluto dare una rappresentazione della realta’ diversa da quella emersa dal processo».

Cucchi è stato picchiato – «Stefano Cucchi è stato picchiato in stato d’arresto dalla penitenziaria che doveva garantirne la custodia e questo perché chiedeva, anzi pretendeva con l’arroganza che gli era propria qualcosa per alleviare l’astinenza dagli stupefacenti», ha detto poi Barba nel corso della requisitoria. «Cucchi è stato picchiato – ha precisato Barba – nelle celle di piazzale Clodio da parte degli imputati della polizia penitenziaria mentre era in attesa dell’udienza di convalida. È stato ricoverato nella struttura protetta del Pertini pur non essendoci le condizioni e questo per nascondere quello che era avvenuto presso le celle del tribunale, per isolarlo dal resto del mondo».

«Stefano Cucchi aveva una magrezza patologica simile ai prigionieri di Auschwitz». Lo ha affermato il pubblico ministero Maria Francesca Loy. «Cucchi non era un giovane sano e sportivo – ha detto il pm Loy – era un tossicodipendente da vent’anni, con gravi conseguenze sugli organi».

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