Le mani della mafia sul porto di Palermo. Ed anche su quello di Termini Imerese. Un anno fa, la sospensione degli amministratori delle società che gestisce le merci e servizi degli scali, oggi il sequestro per decisione del tribunale Misure di prevenzione. Cosa Nostra continuava ad essere una presenza pesantissima, minacciava ed intimidiva chi denunciava o indagava. Infatti, il colonnello Giuseppe D’Agata aveva subito minacce di morte, così come il giornalista Lirio Abbate.
Minacce anche al senatore Beppe Lumia. I provvedimenti di sequestro adottati della magistratura nei confronti delle società che gestiscono i servizi portuali confermano le mie denunce sulle infiltrazioni mafiose nei porti di Palermo e Termini Imerese”. Lo dice il senatore Giuseppe Lumia.
«Sin dall’inizio – dice Lumia, ex presidente dell’Antimafia ed ora al Senato con la lista di Crocetta – mi sono schierato accanto alla Prefettura e all’Autorità portuale che avevano segnalato la presenza di personaggi riconducibili alla mafia. Denuncia che ha spinto Cosa Nostra ad arrivare fin dentro casa per recapitarmi una lettera di minacce».
«Intimidazioni che non hanno affievolito il mio impegno, ma che lo hanno rafforzato. – aggiunge Lumia – Adesso è possibile aprire una nuova fase di legalità e sviluppo nei porti di Palermo e Termini Imerese».
Cinque le società raggiunte dal provvedimento: “New port spa”, “Portitalia srl” , “Tcp-Terminal containers Palermo srl”, “Compagnia servizi portuali srl” e “Tutrone società cooperativa arl”.I veri proprietari sarebbero esponenti legati a Cosa nostra che non figurano nella compagine societaria. Il vecchio gioco dei prestanome: semplici operai che diventano titolari di società.
Le indagini della Dia, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, hanno puntato su una ventina dei 218 soci della “New port”. Quattro sono risultati affiliati o vicini alle famiglie mafiose: Antonino Spadaro, Antonino Spadaro, Maurizio Gioè e Girolamo Buccafusca. A richiamare l’attenzione degli investigatori, dopo la sospensione degli amministratori, nel giugno 2011, il passaggio tra “New port” e due nuove società “Portitalia” e “Tcp”. Costituite lo stesso giorno e con le stesse “formazioni” societarie. Tutto, pur di continuare a spadroneggiare all’interno del porto. La mafia si butta, famelica, su tutto: antiche e nuove occasioni di arricchimento.
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