Napoli, banche avare e bambini senza assistenza
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Napoli, banche avare e bambini senza assistenza

Dieci centri a rischio. Ha già chiuso una comunità, La Zattera, in difficoltà anche per una pendenza con Equitalia. Altre due sono sull’orlo del fallimento

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25 Gennaio 2013 - 10.55


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Circa sessanta bambini e ragazzi rischiano di restare senza assistenza e altrettanti operatori sociali senza lavoro. A lanciare l’allarme è il Coordinamento Regionale delle Comunità di tipo Familiare (Corcof) Campania, che riunisce in regione 25 comunità di accoglienza per minori e 18 organizzazioni sociali. “Ha già chiuso una comunità, La Zattera, in forte difficoltà anche per una pendenza con Equitalia – spiega il responsabile campano del Corcof, Fedele Salvatore – e altre due sono sull’orlo del fallimento”. Una di queste è la cooperativa sociale Irene 95 guidata da don Peppino Gambardella, già aderente al comitato “Il welfare non è un lusso”, che gestisce a Marigliano, provincia napoletana, la comunità Casa Irene, oltre a svolgere servizi di assistenza domiciliare per anziani e disabili e di animazione territoriale per i più piccoli e le loro famiglie. La coop vanta verso il comune di Napoli un credito che ammonta a diverse centinaia di migliaia di euro, gli arretrati nei pagamenti agli operatori sociali superano i quattro mesi. “Il rischio più grande – continua Salvatore – è quello di non essere in regola con il Durc, ovvero il Documento unico di regolarità contributiva. Se continuiamo a non pagare i contributi ai nostri lavoratori, allora c’è il pericolo serio di fallimento”.

Ma questi sono soltanto i casi più emblematici segnalati dal Corcof, nato a Napoli nel 1997, su iniziativa di un gruppo di case famiglia, con l’obiettivo di garantire diritti e un’adeguata tutela ai minori con gravi difficoltà familiari. Ad oggi il Coordinamento raccoglie 18 aderenti, tra cooperative e associazioni, e unisce 25 strutture residenziali e semiresidenziali, assistendo circa 200 bambini e ragazzi, per lo più di età compresa tra i 4 e i 14 anni, e garantendo un posto di lavoro a circa 200 persone. Ma oggi almeno 10 di questi centri rischiano di chiudere nel giro di pochi mesi, spiegano i responsabili. Una situazione gravissima che non riguarda però solo le comunità per minori che dipendono dal comune di Napoli, con la sua provincia, ma anche Caserta e Benevento, come denunciato nei giorni scorsi dal gruppo di imprese sociali Gesco. Qualche esempio? “Nel casertano rischia di chiudere Casa Felicetta della Fondazione Ferraro, perché i costi sono diventati insostenibili. Analoghe situazioni si possono riscontrare nella provincia napoletana: a Torre del Greco, per esempio, è in difficoltà anche una casa famiglia gestita dalle suore della provvidenza”.

Ecco le richieste delle organizzazioni sociali all’amministrazione comunale di Napoli: intervenire immediatamente attraverso un adeguato piano di rientro dal debito, e, contestualmente di accesso al credito. Una richiesta avanzata più volte e messa nero su bianco nella Carta di Cittadinanza, sottoscritta dalle sigle del comitato Il welfare non è un lusso lo scorso novembre. “Perché il vero problema – sottolinea Fedele Salvatore – è che le banche non ci fanno più credito, soprattutto quando si tratta del comune di Napoli”. Nel frattempo, come ormai sempre più spesso accade anche nel no profit, per sopravvivere, ci si attiva attraverso iniziative di sensibilizzazione e campagne di fund raising. La coop Irene 95, ad esempio, ha chiesto a un gruppo di amici sostenitori, del mondo del volontariato, della società civile, del profit, di autotassarsi per la costituzione di un fondo che servirà da garanzia per le banche. “Ci stiamo anche muovendo – aggiunge il referente regionale del Corcof – insieme all’Anci nei confronti della regione Campania perché finanzi adeguatamente il fondo per le politiche sociali, destinando congrue risorse alla legge sulla dignità sociale. Questo dimostra che non vogliamo essere nemici dei comuni, ma loro alleati, perché continuiamo a sostenere che il welfare non sia di pochi, ma rappresenti un bene per l’intera collettività”. (Maria Nocerino)

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