L’isolamento sociale. La vita di relazione conta, e conta molto, in termini di salute, di coesione sociale, di felicità. E’ il nuovo indicatore scoperto da poco dagli economisti, di qualità della vita.
Crescono le famiglie composte da una sola persona. Nel 1994-1995 su 2.009.000 famiglie laziali, quelle composte da un unico componente erano 529.000 e rappresentavano, già allora, il 26% del totale (5 punti in più del dato nazionale). Quindici anni dopo, nel 2009-2010 il numero è cresciuto fino ad arrivare di 769.000 unità con un valore percentuale del 32,5%. Un aumento nei 15 anni di 6 punti percentuali e una differenza con la media italiana di quattro punti percentuali.
Prime le donne. Le donne sole sono molto di più degli uomini soli. Nell’ultimo dato di rilevazione, 2009-2010, sono il 59% del totale. La prima osservazione è ovvia: la gran parte delle persone che vivono sole sono anziane. Ma non si diventa soli da anziani; quella della solitudine è una carriera che inizia prima, in età giovanile e adulta. Combattere la solitudine si può: con le convivenze tra anziani o attraverso programmi specifici come «Viva gli anziani».
Gli anziani. La popolazione residente nel Lazio all’inizio del 2011 risultava più di 5milioni e 700 mila abitanti, concentrati prevalentemente nel comune e nella provincia di Roma: circa un abitante su due vive a Roma, uno su quattro vive nei comuni della sua provincia. La popolazione della regione si presenta complessivamente invecchiata, ma non più della media nazionale. A livello nazionale il 75% degli anziani ricoverati è non autosufficiente. Nel Lazio la percentuale di anziani autosufficienti ricoverati risulta maggiore alla media (7,185 ogni 1.000 anziani) dei non autosufficienti (6,565 ogni 1.000 anziani).
Ricoveri per anziani. Nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) sono ospitati prevalentemente anziani con basso reddito. Da una ricerca condotta dalla Comunità di Sant’Egidio in 7 RSA, emergeva che la solitudine, ed in particolare l’assenza di figli, fosse uno dei fattori determinanti il ricovero: tra il 40 e il 45% degli intervistati non aveva figli. Inoltre, il 35% era di stato civile celibe/nubile, contro appena l’8% della popolazione della stessa fascia di età.
La casa. Il Lazio è la terza regione per numero di sfratti dopo la Lombardia e l’Emilia Romagna. A Roma, se dovessero confermarsi i dati del primo semestre, per il 2011 sarà superata ancora la quota di duemila sfratti eseguiti e la capitale andrebbe a confermarsi, per la terza volta consecutiva, la città italiana con il maggior numero di sfratti. Già da qualche anno si è cominciato ad assistere, infatti, a un considerevole aumento degli sfratti eseguiti nei comuni della provincia. Quasi la metà degli sfratti pare abbia alla base problemi legati alla crisi occupazionale. Secondo i dati della ricerca, infatti, nel 24% degli sfratti il percettore ha perso il posto di lavoro e nel 21% si trova a essere in cassa integrazione.
Ultimamente anche le amministrazioni locali assumono talvolta il concetto di “morosità incolpevole”. Nonostante la crisi economica, secondo recenti studi di settore, negli ultimi sei mesi c’è stato a Roma addirittura un rialzo degli affitti dell’1,7%, con crescite maggiori rilevate nel centro storico, dove gli affitti salgono del 7,2%.
Disabili. La spesa pubblica italiana per la disabilità è solo dell’1,6 del Pil, il 31% inferiore alla media dell’Europa a 15 (dati Eurostat 2011). Per ottimizzare le risorse il primo passo è integrare. È la vera priorità. Secondo l’Isfol, invece, gli inserimenti lavorativi di disabili in Italia da 31.535 del 2007 sono scesi a 20.830 nel 2009: meno 34%. Si è perduto un inserimento lavorativo su tre in appena tre anni.
E’ opportuno perseguire con forza un’azione di verifica dell’ottemperanza delle imprese, in primo luogo pubbliche, all’obbligo di assunzione dei disabili (D.L. 68/99). Sarebbe sicuramente un grande gesto di civiltà, anche come “contraltare” alla campagna di verifica delle false invalidità. Inoltre va sostenuto il mondo dei molti privati che assumono.
Disagio psichico. In Italia, in media, gli adulti che soffrono per un disturbo psichico importante sono circa l’8%. Nel Lazio la percentuale è leggermente superiore: si può stimare che lo scorso anno i malati siano stati poco più di 400.000. Il Servizio Sanitario Nazionale è il principale interlocutore delle persone che affrontano un disagio psichico rilevante. Nel Lazio la situazione presenta molti coni d’ombra. Ci sono pochi posti letto nei reparti ospedalieri psichiatrici (SPDC). La qualità “alberghiera” delle strutture, inoltre, è insufficiente. Così, i malati finiscono per ricorrere al ricovero nelle case di cura private accreditate. Le cliniche, in generale, non possono rispondere alle crisi acute e spesso svolgono un compito di supplenza delle strutture territoriali. Il loro costo è elevato. Si stima una spesa totale compresa tra i 28 e i 35 milioni di euro all’anno per assistere poco più di 6.000 pazienti. È una cifra elevata e una spesa non sempre utile, che si potrebbe ridurre se fosse implementato un modello di psichiatria pubblica più aderente allo spirito della “legge Basaglia”.
Carcere. Il 31 marzo 2012 i detenuti presenti nelle 206 carceri italiane erano 66.695 (rispetto ad una capienza regolamentare prevista di 45.743). Nelle 14 carceri laziali erano 6.873 i presenti (a fronte di una capienza regolamentare di 4.838), cioè il 10,31% del totale nazionale.Visto che il 31 marzo 2011 i detenuti erano in totale 67.600, oggi risultano essere 905 in meno rispetto all’anno scorso. Quanto al Lazio, il 31 marzo 2011 i detenuti erano 6.576 e pertanto le presenze nella regione hanno fatto registrare una diminuzione di 297 unità, rispetto all’anno precedente.
Un accenno va fatto alla situazione romana, data la sua complessità, a partire dalle presenze. Nei 6 carceri romani si trovano 3.665 detenuti (3.297 uomini e 368 donne), cioè più della metà di tutto il Lazio. E’ necessario potenziare le possibilità di accesso al lavoro interno ed esterno, come primo passo per il reinserimento nella società, in modo da evitare che il detenuto trascorra lunghi periodi di inattività improduttiva in cella.