Rifiuti/Il fallimento del duo Polverini-Alemanno
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Rifiuti/Il fallimento del duo Polverini-Alemanno

Il diktat del governo impone lo smaltimento dei rifiuti romani in tutte le province del Lazio. Sulla Regione incombe una multa dell’Ue. [Guido Malandra]

Rifiuti/Il fallimento del duo Polverini-Alemanno
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13 Gennaio 2013 - 18.50


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di Guido Malandra

Lo scorso 7 gennaio, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha illustrato agli enti locali e alle imprese il decreto con cui conferisce poteri allargati al commissario straordinario per l’emergenza rifiuti di Roma, Goffredo Sottile: «Le amministrazioni devono seguire le indicazioni che il decreto dà. Se non le seguiranno, saranno giudicate inadempienti e quindi saranno sanzionate». Sui tempi per la chiusura di Malagrotta, il ministro ha fatto sapere che la discarica sarà giudicata inutile «nel momento in cui verranno raggiunti gli obiettivi della raccolta differenziata stabiliti dalla legge».

«Il decreto – ha aggiunto Clini – dice che nel Lazio vanno utilizzate tutte le capacità di trattamento dei rifiuti in modo tale che si riduca drasticamente la quantità di rifiuti non trattati che continuano a essere conferiti a Malagrotta». Ormai ci sono meno di 60 giorni di tempo per evitare le pesanti sanzioni europee. Roma rischia una multa da mezzo milione di euro al giorno. Entro il 25 gennaio, il commissario Sottile dovrà sollecitare i gestori di tutti gli impianti laziali a utilizzare il massimo delle potenzialità. Se non provvedessero scatterebbe la vera novità rispetto al passato: il commissariamento. Le imprese dovranno adeguarsi al decreto entro il 30 gennaio. E dopo altre due settimane dovrà partire il via libera burocratico agli impianti, anche i nuovi in via di autorizzazione. Gli obiettivi sono «forzare le tappe sul riciclo e sul recupero di materia ed energia, utilizzare a pieno la capacità produttiva degli impianti di trattamento meccanico-biologico e la gestione integrata. Tuttavia il problema è, e molto probabilmente resterà, quello della differenziazione dei rifiuti. Attualmente il Lazio produce 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno e di questi 2,6 milioni restano indifferenziati. Grazie soprattutto agli scarsi risultati della raccolta differenziata, che nel 2012 è arrivata appena al 26%.

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L’attuazione completa del decreto dovrebbe consentire, entro un anno,, di riconsiderare la proroga alla discarica di Malagrotta ed evitare la realizzazione provvisoria di quella di Monti dell’Ortaccio. Il padrone di entrambi i siti, Manlio Cerroni, uscendo dalla riunione con il ministro è stato contestato da alcuni manifestanti. A pochi minuti dalla presentazione del decreto-diktat, gli amministratori delle province laziali hanno ripreso la rivolta contro l’utilizzo del loro territorio per lo smaltimento dei rifiuti della Capitale. Il sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, si è detto pronto a bloccare la discarica di Borgo Montello.

Il maggior timore riguarda l’utilizzo degli impianti di pre-trattamento. Il sospetto è che una volta trattati alla Rida di Aprilia, i rifiuti non tornino a Roma, ma vadano direttamente nella discarica di Latina. Il sindaco di Viterbo, Giulio Marini, ha definito il decreto «inaccettabile».

Oltre il raccordo anulare, amministrazioni e comunità si dicono pronte alle barricate, allo stop dei camion, al blocco delle discariche. «Se il ministro pensa di utilizzare la discarica di Colleferro – ha affermato il sindaco, Mario Cacciotti – ha commesso un imperdonabile errore. Non si può trasformare la provincia nella pattumiera di Roma». Da Albano, Frosinone e Latina, tutti si dichiarano pronti a fermare inceneritori e nuove discariche.

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L’Unione Europea sta valutando la situazione dei rifiuti nel Lazio, in particolare per quel che riguarda la discarica di Malagrotta, e deve decidere se portare l’Italia di fronte alla Corte di giustizia europea. La Procura, con il pubblico ministero Alberto Galanti, ha chiesto di controllare l’autorizzazione integrata ambientale di Monti dell’Ortaccio. I cittadini della Valle Galeria hanno più volte manifestato contro l’apertura della discarica, bloccando l’accesso al deposito Ama e alzano di nuovo le barricate, circondati come sono dalla discarica di Malagrotta, due inceneritori, una raffineria, un cementificio e un bitumificio, una decina di depositi naturali e gas. Il commissario Sottile, da parte sua, ha assicurato che sarà stilato un report sul pericolo di inquinamento della falda. Che, secondo la Procura, è già esistente.

Il 9 gennaio, il Tar del Lazio ha emesso una sentenza con la quale accoglie il ricorso contro il Piano regionale dei rifiuti presentato dalla Provincia di Latina e dai Verdi. Per il Tribunale amministrativo, la Regione Lazio, con il piano rifiuti approvato dalla giunta Polverini nel 2010 e ratificato dal Consiglio un anno fa, ha violato le direttive comunitarie e ha messo a rischio l’ambiente e la salute dei cittadini. Tuttavia, la decisione del Tar non dovrebbe mutare lo scenario in cui si sta muovendo il super-commissario Sottile. L’11 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legge sui rifiuti che blinda il decreto Clini.

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Tuttavia, secondo i comitati cittadini, il problema principale, quello lamentato anche dall’Unione Europea, continuerà a sussistere. La multa che incombe sulla Regione Lazio è dovuta al mancato trattamento dei rifiuti conferiti in discarica. Invece di essere separati, i rifiuti vengono tritovagliati. Ciò significa che, dato l’indiscusso monopolio della gestione regionale dei rifiuti Ama-Acea-CoLaRi, nessuna azienda ha interesse che i rifiuti vengano separati e che si proceda con un piano serio di raccolta differenziata porta a porta. L’immondizia viene quindi ammucchiata in unico cassonetto, tritata e centrifugata per dividerla in frazione umida da conferire in discarica o negli impianti a biogas/biomassa e frazione secca da bruciare negli inceneritori, e, una volta ridotta a rifiuto tossico, di nuovo conferita in discarica.

L’emergenza, esistente da almeno due anni, è lo specchio dell’incapacità di amministrazioni e governi nel porre rimedio alla questione dei rifiuti romani. A tutto ciò si somma, negli ultimi giorni, il tentativo messo in atto da alcuni politicanti di cavalcare le proteste contro il decreto Clini. L’esperienza di Napoli e della Campania ha insegnato ben poco. La normativa europea imponeva la chiusura di Malagrotta nel 1997. La prima dichiarazione di emergenza risale al 1999. Nel 2007 l’Ue ha condannato l’Italia per la mancata elaborazione di un piano rifiuti nel Lazio. Il decreto Clini è solo l’ultima conferma di un perenne stato di fallimento della politiche locali e nazionali.

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