La verità sulle stragi di mafia per sconfiggere la paura

Dall'aula bunker di Palermo il premier Monti promette "verità". A portare speranza migliaia di ragazzi che quel 23 maggio 1992 non erano ancora nati.

La verità sulle stragi di mafia per sconfiggere la paura
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23 Maggio 2012 - 13.58


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di Tancredi Omodei

Migliaia di ragazze e ragazzi, molti di loro quel 23 maggio del 1992 non erano ancora nati. Questa mattina, quando le due navi che li hanno portati a Palermo sono entrate in porto, pioveva a dirotto. Non era stato un viaggio comodo, il mare grosso aveva fatto star male molti di loro. Per questo, in tanti hanno preferito trascorrere la notte della traversata da Civitavecchia e Napoli a Palermo, sul ponte. Ma ora il malessere è passato, e non c’è la paura per l’attentato alla scuola di Brindisi. Non c’è nel volto dei compagni di scuola di Melissa, che come gli altri indossano una maglietta bianca con su scritte le parole di Giovanni Falcone “Gli uomini passano, le idee restano”. Sono le stesse compagne di Melissa a dare a Napolitano il libro che raccoglie i pensieri per Melissa, raccolti sul luogo dell’attentato, e il quadro da loro realizzato che aveva vinto il concorso sulla legalità. Prima di arrivare nell’aula bunker dell’Ucciardone, per Napolitano una sosta a Capaci, dove 20 anni fa la mafia riteneva di aver fermato giustizia, legalità e democrazia.

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“La sola ragione di Stato è la verità”, parole significative quelle dette, questa mattina, a Palermo, dal presidente del consiglio, Monti, tra gli alberi del Giardino della Memoria, a Ciaculli, in un bene confiscato alla mafia. Tra gli alberi, sorgerà anche un museo della legalità, dove si pensa di portare tanti e tanti giovani italiani.

La verità. Quella su Capaci, su via d’Amelio, su quella maledetta estate del’92, dopo venti anni è un po’ più vicina, e Monti ha detto che non sarà opposto alcun segreto di Stato. Per raggiungere la verità, ci lavorano i magistrati di Palermo e quelli di Caltanissetta, in armonia. Il loro lavoro, intanto, ha fatto pulizia di false verità e depistaggi, e questo era necessario per iniziare il mosaico della verità, anche a costo di spalancare violentemente le porte di stanze protette del potere.

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Ieri, a Termini Imerese, un altro magistrato, Morvillo, fratello di Francesca, morta a Capaci, aveva detto:”Spesso nelle manifestazioni antimafia chi siede in prima fila è la palla al piede della lotta alla mafia”. Conviene Leoluca Orlando, che nell’aula bunker oggi vive la sua prima occasione da sindaco. La coincidenza della storia di questa città vuole che a venti anni dalla strage di Capaci, Palermo torni a scrivere una nuova stagione politica, in un momento in cui nel Paese intero si sente l’arrivo di grandi stravolgimenti, e dopo anni e anni di criminale abbandono della città che vide nascere, crescere e maturare come magistrati sia Giovanni che Paolo.

A Palermo a migliaia. Pietro Grasso, procuratore Antimafia si è rivolto ai ragazzi dicendo loro:”Assieme abbiamo vinto la paura che volevano metterci”. La paura che l’attentato di Brindisi rischiava di immettere nelle menti e nelle coscienze di quel corpo sano che in questi 20 anni è stato il presidio più importante della legalità.

Parla Pietro Grasso, ricorda Giovanni e Paolo, gli amici. Il dietro le quinte di due uomini che tra loro sapevano parlare con gli occhi. Ricorda il loro lavoro, la convinzione di essere entrambi nel mirino della mafia, la loro convinzione di dover andare avanti perché, comunque, dopo di loro ci sarebbe stato chi avrebbe preso il testimone. E così, fino ai 500 chili di tritolo, ai giorni seguenti di Paolo, consapevole della sorte che lo avrebbe accomunato a Giovanni.

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Eccole le compagne di Melissa, parlano dopo Pietro Grasso. Aurora e Chiara,la loro è la cronaca di un mattino di paura e di lutto attraverso i pensieri raccolti dove Melissa è morta. Colpisce che siano soprattutto pensieri sul futuro, progetti di vita fortemente segnati dall’impegno per la legalità e la democrazia.

Questo 23 maggio 2012 continua, fuori piove, nell’aula bunker non è solo ricordo, ma anche festa, per non assecondare i piani dichi semina lutto e paura.

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