Diamoci un taglio: alla Tav e alla violenza
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Diamoci un taglio: alla Tav e alla violenza

Val di Susa, i No Tav violano la zona rossa e tagliano le reti, ma senza scontri. Evitate le provocazioni.

manifestazione no tav
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23 Ottobre 2011 - 20.12


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di Michela Rossetti

“Diamoci un taglio”. Lo slogan della manifestazione di oggi contro la Tav Torino-Lione, in Val di Susa, era chiaro. E i manifestanti hanno raggiunto l’obbiettivo: tagliare le reti del cantiere, nonostante la zona intorno ai lavori fosse “Off limits”, bollata come zona rossa dalla prefettura di Torino. Si temevano scontri, proprio nel momento in cui il corteo avesse violato la zona rossa stabilita dalla prefettura di Torino. Ma non c’è stato alcun contatto con le forze dell’ordine.

Il corteo dei No Tav è partito da Giaglione, poi ha poi fatto il suo ingresso nell’area vicino al cantiere. Lungo il sentiero che porta alla baita della Val Clarea, è stata divelta a colpi di cesoie la prima recinzione incontrata. Ma non la seconda recinzione, più difficile da penetrare.

Obiettivo raggiunto. La manifestazione No Tav si scioglie alla baita Clarea, dopo aver violato la zona rossa. “L’obbiettivo è stato raggiunto”: spiega il leader Perino da un megafono. “La polizia toglierà i blocchi così potremo tornare dalla strada principale”. Almeno 20mila persone (secondo gli organizzatori) si sono ritrovate a Giaglione. Ad aprire lo striscione “Giù le mani dalla Val Susa”. In testa i sindaci dei vari paesi poi un gruppo di donne al grido: “Le donne della Val Susa si danno da fare sappiamo cucire ma anche tagliare”. “L’obbiettivo – aveva detto venerdì al Salvagente.it lo storico leader dei No Tav Alberto Perino – è un’azione di disobbedienza civile”. Come fecero Ghandi e Martin Luther King.

A volto scoperto. “Significa manifestare a volto scoperto, senza passamontagna, a mani nude. Noi domenica scenderemo in strada solo con le nostre bandiere. E cercheremo di tagliare queste reti. Se la polizia tenterà di fermarci, noi torneremo indietro. Perché non vogliamo violenza”. Perino sa perfettamente che tagliare le reti non è legale. Ma in merito era stato chiaro: “La disobbedienza civile significa questo: violare le leggi. Violarle per un obiettivo sacrosanto e giusto. Che è quello di fermare un’opera inutile e a sua volta illegale”.
 

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